(ASI) In un’Europa scossa da tensioni sociali, instabilità economica e proteste di piazza, i governi di Keir Starmer nel Regno Unito e di Emmanuel Macron in Francia sembrano incapaci di offrire risposte credibili e una visione politica all’altezza delle sfide contemporanee.
A Londra, oltre 150.000 persone (per gli organizzatori molti di più) hanno aderito alla marcia “Unite the Kingdom”, promossa dall’attivista della destra radicale Tommy Robinson, per protestare contro l’immigrazione incontrollata e la perdita di sovranità nazionale.
Nel Regno Unito Starmer è alle prese con una crisi interna al Labour Party che minaccia la tenuta stessa del suo esecutivo. Le dimissioni della vicepremier Angela Rayner e dello stratega Peter Mandelson hanno aperto una frattura profonda nel partito. La sua linea moderata, percepita come ambigua e poco incisiva, ha alienato sia la sinistra interna sia una parte dell’elettorato, mentre le promesse su immigrazione e rilancio economico restano lettera morta. La manifestazione ha visto la partecipazione in video di Elon Musk, che ha invocato un cambio radicale di governo. Il premier laburista Keir Starmer ha condannato duramente l’evento, accusando i promotori di fomentare razzismo e divisione, ma le critiche nei suoi confronti si sono intensificate: molti manifestanti lo accusano di non fare abbastanza per controllare i flussi migratori e difendere i cittadini britannici. A peggiorare il quadro, l’ascesa di Reform UK guidato da Nigel Farage, che nei sondaggi doppia il Labour, evidenzia il vuoto di leadership e la perdita di fiducia nel governo.
A Parigi, la protesta “Bloquons Tout” ha paralizzato la città. Circa 175.000 persone sono scese in strada per contestare la nomina del nuovo primo ministro Sébastien Lecornu, fedelissimo di Emmanuel Macron, e le politiche di austerità annunciate, tra cui tagli per 44 miliardi di euro e la soppressione di due festività nazionali. La giornata è stata segnata da incendi, barricate e oltre 450 arresti in tutta la Francia. Il presidente, già indebolito dalla sconfitta alle elezioni europee del 2024, si trova ora a fronteggiare una crisi istituzionale senza precedenti. Il debito pubblico ha raggiunto il 114% del PIL, e il deficit ha superato il 6%, portando la Francia a un passo dal collasso tecnico.
Entrambi i leader sembrano prigionieri di una politica tecnocratica, distante dalle esigenze reali dei cittadini. Le piazze di Londra e Parigi non chiedono solo riforme: chiedono ascolto, rappresentanza, giustizia sociale. E soprattutto, chiedono che la democrazia torni a essere partecipazione, non gestione dall’alto.
Se Starmer e Macron non sapranno invertire la rotta, il rischio non è solo la fine dei loro mandati, ma l’erosione stessa della fiducia nelle istituzioni democratiche. E questo, in tempi incerti, è il pericolo più grande.


