Perù, ancora repressione a Juliaca. Almeno 17 i morti in una settimana

(ASI)  È di almeno 17 vittime il bilancio, provvisorio, della repressione in Perù, operata dalle forze di sicurezza nella città di Juliaca, nel dipartimento di Puno, contro i manifestanti che chiedevano le dimissioni del presidente designato Dina Boluarte e la chiusura del Congresso.

 

I disordini sono iniziati una settimana fa per chiedere il rilascio dell'ex presidente peruviano Pedro Castillo; i disordini più gravi sono stati registrati nella città di Juliaca dove la polizia ha aperto il fuoco contro i manifestanti. Anche se contro il presidente Boluarte ci sono state manifestazioni anche nelle regioni di Arequipa, Cusco e Tacna.
La situazione nel paese indiolatino è critica in seguito alla decisione presa lo scorso 7 dicembre dal Congresso di rimuovere rimosso il presidente Castillo, arrestato con l'accusa di presunta ribellione, nominando al suo posto il vicepresidente Boluarte.
Alcune organizzazioni umanitarie denunciano come da un mese a questa parte siano morte almeno 46 persone in seguito agli scontri, tanto che il premier, Alberto Otárola, ha annunciato ieri maggiori misure di sicurezza bollando le manifestazioni come “un tentativo di colpo di Stato”.
“Sono morti dei compatrioti. Morti che esprimono la responsabilità diretta di coloro che vogliono compiere un colpo di stato nel Paese”, ha sottolineato Otárola, accompagnato dal resto dei ministri peruviani.
Il capo del governo ha poi chiesto alla Procura di “catturare e perseguire coloro che stanno distruggendo il Paese finanziati da interessi stranieri dai soldi oscuri del traffico di droga”.

Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia

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