Cina. Manifattura torna in territorio espansivo, cresce la fiducia delle imprese

202209193fdf431906b04cd7ab213d2c49f89001 20220919e85594483039417b90ea17809acc66bc(ASI) Torna in territorio espansivo la manifattura a settembre. È questa la notizia più importante che emerge dal consueto rapporto mensile del Dipartimento Nazionale di Statistica della Repubblica Popolare Cinese. Malgrado una netta ripresa nei mesi estivi, dopo le difficoltà provocate dalle chiusure anti-Covid della primavera, fino ad agosto l'indice PMI manifatturiero era comunque rimasto sotto la soglia dei 50 punti, ritenuta determinante dagli esperti per stabilire il confine tra contrazione ed espansione.

Con i 50,1 punti di questo mese, il dato è poco al di sopra del valore discriminante ma la risalita rispetto ai 49,4 punti di agosto è emblematica di come le imprese stiano ritrovando la fiducia dopo un primo semestre caratterizzato da diversi fattori di incertezza, sia endogeni che esogeni, a partire dalle recrudescenze pandemiche, dalla guerra in Ucraina e dalle ondate di siccità che hanno coinvolto numerose aree del Paese.

Raggiunto da Xinhua, Zhao Qinghe, direttore del Dipartimento, ha sottolineato come le politiche e le misure messe in campo dal governo per stabilizzare l'economia «continuino a produrre i loro effetti anche in questo mese», ricordando come il settore manifatturiero stia entrando nella sua stagione più importante. Tra i dati significativi spicca il sottoindice relativo alla produzione, che ha raggiunto i 51,5 punti, in crescita di 1,7 punti rispetto ad agosto. Rivolgendo lo sguardo ai diversi settori, superano quota 54 punti comparti quali food&beverage, medicale ed apparecchiature.

Stando ai numeri sembrano funzionare anche le politiche di stimolo della domanda, con il sottoindice relativo ai nuovi ordini risultato in crescita di 0,6 punti durante questo mese, tanto da raggiungere quota 49,8. Secondo Zheng Houcheng, direttore dello Yingda Security Research Institute, intervistato da Xinhua, malgrado il dato resti ancora al di sotto dei 50 punti, la contrazione della domanda sta diminuendo.

Anticipata dall'odierna Giornata dei Martiri per la Patria, festività introdotta nel 2014 per ricordare tutti coloro che nella storia si sono sacrificati per difendere la sovranità e l'integrità territoriale della Cina, da domani prenderà il via la Settimana d'Oro autunnale, ovvero i sette giorni di celebrazione per l'anniversario della fondazione della Repubblica Popolare (primo ottobre 1949).

Se ridurranno sensibilmente le attività manifatturiere, le prossime festività potrebbero tuttavia favorire la ripresa dei servizi, in particolare quelli legati al turismo e all'intrattenimento. L'indice PMI non manifatturiero di settembre è infatti sceso a 50,6 punti rispetto ai 52,6 punti di agosto.

Sebbene in calo, il dato mostra che il settore è ancora in territorio espansivo e che comunque potrebbe invertire almeno in parte il trend dell'ultimo mese. Restano i dubbi degli analisti che, come riportava Reuters ieri, prevedono un basso numero di partenze a causa delle restrizioni recentemente rimesse in campo per far fronte alle ultime recrudescenze del Covid-19 in alcune aree del Paese. Eppure non va dimenticato che, come accaduto nei periodi di festività più critici degli ultimi due anni, molte persone potrebbero comunque organizzare viaggi più brevi, visitando località a poche decine di chilometri da casa, o semplicemente trascorrere il maggior tempo libero a disposizione nei cinema, nei locali e nei parchi a tema presenti nelle rispettive città di residenza.

Dopo le festività, le attività manifatturiere del Paese potranno riprendere il loro corso a pieno ritmo sino al termine di quest'anno, quando il tasso di crescita del PIL dovrebbe toccare un valore compreso tra il 4 e il 5%, dunque quasi certamente al di sotto dell'obiettivo del 5,5% fissato dal governo lo scorso gennaio. Molti analisti, soprattutto in Occidente, sono però convinti che la Cina non riuscirà nemmeno a centrare quel range, prevedendo un dato al di sotto del 4%, secondo alcuni, o addirittura del 3%, secondo altri.

Ciononostante, il sentiment delle imprese suggerisce un forte consolidamento della ripresa per l'ultimo trimestre dell'anno. Durante questo mese, infatti, il sottoindice relativo alle aspettative per l'attività produttiva e operativa è salito di 1,1 punti rispetto ad agosto, sino a raggiungere quota 53,4. La fiducia sale addirittura sopra i 58 punti per quanto riguarda la lavorazione dei prodotti agricoli e alimentari, il settore auto e quello ferroviario.

Più estesamente, malgrado la pandemia resti ancora una variabile con cui dover fare i conti, il miglioramento del clima per le imprese segna un passo importante verso il consolidamento dell'economia di mercato nel Paese asiatico. I più recenti dati, diffusi ieri durante una conferenza stampa dalla Commissione per lo Sviluppo Nazionale e le Riforme, tra le più importanti agenzie del Consiglio di Stato, mostrano che negli ultimi dieci anni il numero delle imprese private è cresciuto di oltre quattro volte, passando da 10,85 a 44,57 milioni di unità.

Nonostante certi giudizi critici dall'estero, in particolare dai Paesi occidentali, continuino a dipingere la Cina come una sorta di «autocrazia accentratrice», le riforme introdotte durante il mandato di Xi Jinping, seguendo l'idea-guida della cosiddetta imprenditorialità di massa, hanno in realtà promosso un'ampia diversificazione, guidata principalmente dalle industrie emergenti (e non solo), ridimensionando il peso delle grandi imprese statali e conferendo al mercato un ruolo sempre più decisivo nell'allocazione delle risorse e dei fattori di produzione.

Prendendo a riferimento l'indice Doing Business della Banca Mondiale, che annualmente analizza e misura la facilità di fare impresa in tutti i Paesi del mondo, se nel 2013 la Cina si piazzava ancora al 96° posto, è via via salita sino al 31° [l'Italia è al 58°]. Non è dunque un caso se alla fine del 2021, il mercato del colosso asiatico aveva attratto investimenti diretti esteri per oltre 2.600 miliardi di dollari, mentre le aziende cinesi attive all'estero hanno superato quota 45.000 unità contro le 22.000 di dieci anni fa.

 

Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia

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