Dem Usa sempre più vicini all’impeachment per Trump

Continuano gli attacchi dei Dem al presidente Usa Donald Trump. In un giorno che la speaker della Camera Nancy Pelosi ha definito "solenne", i democratici hanno svelato e pubblicato gli articoli di impeachment contro l’inquilino della Casa Bianca al termine di 3 mesi di indagini: abuso d’ufficio e ostruzione del Congresso per l’Ucrainagate.

Per il momento i rappresentanti dell’Elefantino non hanno presentato prove, che probabilmente non ci sono, sui presunti tentativi del magnate di ostacolare l’indagine sul Russiagate contenuti invece nel rapporto Mueller. Ufficialmente i vertici del partito Democratico hanno preferito circoscrivere il caso anche per evitare spaccature nel voto in aula e possibili contraccolpi nei collegi più moderati nelle elezioni del 2020, una scelta che però lascia più di un dubbio nell’osservatore terzo.
Sdegnata la reazione di Trump che via social ha parlato di “Caccia alle streghe”, “follia”, e di “accuse ridicole”; a scatenare le ire di Trump anche il particolare, non secondario, che mentre i Dem formulavano le accuse lui riceveva il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, incontro divenuto ancora più importante dopo che il segretario di Stato Mike Pompeo ha messo in guardia Mosca dall'interferire sulle prossime elezioni americane, minacciando misure di rappresaglia: in agenda ci sono il nuovo trattato per il controllo delle armi nucleari includendo la Cina (anche Francia e Gran Bretagna ha suggerito Lavrov), l'Ucraina, la Siria, la Corea del nord, l'Afghanistan e il Venezuela.
I Repubblicani per il momento fanno muro e difendono Trump pur non avendolo mai amato fino in fondo e parlano di “un tentativo fazioso, ingiustificato e patetico di rovesciare l'amministrazione Trump e i risultati delle elezioni del 2016”.
Tutto ora però è rinviato a gennaio quando il Senato sarà chiamato a giudicare la messa in stato d’accusa, la terza nella storia americana dopo quella di Andrew Johnson nel 1868 e Bill Clinton nel 1998 (Richard Nixon si dimise prima che la Camera votasse).

Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia

Continua a leggere