(ASI) E’ ufficiale: l’Iran ha realizzato l’azione offensiva, il 14 settembre scorso, sui due impianti petroliferi più grandi del mondo situati in Arabia Saudita.

Lo ha dichiarato, nelle ultime ore a margine dell’Assemblea generale annuale delle Nazioni Unite a New York, il ministro degli Esteri di Riad Imbraim al – Assaf. Il responsabile della diplomazia ha invitato così, la comunità internazionale, a tagliare le risorse finanziarie di Teheran per fare cessare l’aggressività della Repubblica Islamica. Tutto ciò si aggiunge all’appello rivolto alla Casa Bianca a inviare, con maggiore rapidità, armi e soldati d’oltreoceano promessi venerdì scorso per rafforzare le difese saudite. Il paese degli Ayatollah ha comunicato comunque, più volte recentemente, la propria estraneità all’attacco, di due settimane fa, nei confronti delle raffinerie. Ha rimarcato oggi di essere pronto a distruggere, in caso di guerra da parte del Pentagono, le strutture Usa a Baghdad e nell’intero Medioriente. Anche la Siria torna intanto ad essere nel mirino dell’Occidente. Il segretario di Stato americano ha accusato ieri Damasco di aver usato armi chimiche, a maggio a Idlib contro i ribelli, per favorire la conquista dell’ultima parte di territorio che non era sotto il controllo delle autorità nazionali. Mike Pomepo ha promesso dunque nuove pressioni, della Casa Bianca, senza specificare se riguarderanno un possibile intervento militare circostanziato, contro Bashar al – Assad che ha respinto con fermezza tali affermazioni, o misure di altro tipo. Anche il governo britannico ha puntato l’indice verso quest’ultimo e i suoi alleati, iraniani e russi, per l’uso del cloro (il cui utilizzo è vietato, a livello internazionale insieme ad altre sostanze, durante le ostilità), in quella tragica circostanza.

Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia

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