(ASI) I 21 deputati tories, che si sono espressi contro la linea del premier del Regno Unito, saranno estromessi dal proprio gruppo parlamentare.

Gli espulsi non potranno candidarsi dunque, alle prossime elezioni, con l’area politica di appartenenza, cioè i conservatori. L’accusa nei confronti dei “ribelli” è quella di aver dato il consenso alla mozione, in votazione entro poco tempo alla Camera dei Comuni di Londra, che avvia l'iter del progetto di legge contro l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, prevista per il 31 ottobre, senza accordo tra le autorità che gestiscono il territorio di Sua Maestà e quelle del vecchio continente. Downing Street dovrà chiedere così a Bruxelles un rinvio, di tutto ciò, fino al 31 gennaio del 2020, allungando i tempi del divorzio tra le parti. Il capo del governo, Boris Johnson, ha reagito annunciando che potrebbe chiedere il ritorno anticipato alle urne per il 15 ottobre di quest’anno. La crisi del suo esecutivo è scaturita dalla scelta, assunta negli ultimi giorni e appoggiata dalla regina Elisabetta in qualità di Capo dello Stato, di prolungare la pausa estiva dei componenti di Westmister per evitare il dibattito e l’approvazione di norme volte ad evitare una Brexit dura. Quest’ultima potrebbe generare, secondo molti, gravi disagi nella vita quotidiana di coloro che vivono al di là della Manica. C’è preoccupazione però anche per la democrazia. Le opposizioni e circa un milione di persone sono scese, sabato nelle piazze di 30 città, per denunciare i timori di un colpo di stato costituzionale causato dalla sospensione forzata, da parte del governo, delle attività parlamentari.

Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia

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