(ASI) Sono iniziati oggi i raid aerei russi, dopo 22 giorni di sospensione, sulla città siriana di Idlib.

L’azione decisa potrebbe precedere un’imponente offensiva di terra, nell’ultima roccaforte dei ribelli al governo di Bashar al - Assad, di Damasco e dei suoi alleati cioè Mosca, Teheran e Ankara. Donald Trump ha invitato i tre paesi, tramite Twitter, ad astenersi da ulteriori iniziative militari in quella zona, evitando così di commettere “un grave errore umanitario”. Il tycoon ha scritto, sul noto social network, che “potrebbero morire centinaia di persone. Non lasciamo che questo accada!”. I civili a rischio potrebbero essere infatti, secondo gli esperti, circa 250.000. Il Cremlino ha risposto tuttavia, a stretto giro, sostenendo che “Idlib è un covo di terroristi”, lasciando intendere così che questi ultimi continuano ad essere sostenuti dall’Occidente. Emergono ancora una volta quindi forti divergenze su come trovare una soluzione definitiva alla crisi, iniziata nel 2011, che ha provocato più di mezzo milione di morti in questa nazione. Anche la Francia ha espresso, come la Casa Bianca, forte preoccupazione per la situazione, non escludendo inoltre un possibile attacco chimico, a cui secondo Parigi bisognerebbe reagire immediatamente, da parte dei militari del rais siriano. C’è da augurarsi, in questo groviglio geopolitico, che la diplomazia “nascosta”, cioè lontana dai riflettori mediatici eviti, come è avvenuto lo scorso aprile, uno scontro diretto tra le due superpotenze, ponendo fine alle sofferenze dei civili.

Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia

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