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(ASI) Esteri - Le manovre militari congiunte Fra Stati Uniti e Corea del Sud hanno redcentemente preso il via nel Mare del Giappone dureranno quattro giorni. Impiegati molti mezzi bellici fra i quali la portaerei Usa George Washington, insieme ad altri cacciatorpedinieri di entrambe le marine, oltre a 200 caccia. Inoltre, alle manovre partecipa anche un sottomarino nucleare. Infine, le esercitazioni prevederebbero l’impiego di 10.000 militari sudcoreani e 3.500 statunitensi. Ufficialmente lo stato maggiore dell'esercito sudcoreano ha ribadito che l’obiettivo principale di queste esercitazioni sia anche quello di mettere a punto strategie per "prevenire attacchi come l'affondamento della nave militare Cheonan che provocò la morte di 46 marinai sudcoreani e piazzare mine sottomarine e bombe anti sottomarini".

Invece, secondo gli osservatori l' iniziativa militare congiunta Usa e Core del Sud sta aggravando la tensione in quell'area geografica con la Corea del Nord. Infatti, giunge puntuale la dura la replica di Pyongyang che giudica le manovre una chiara provocazione contro il suo Stato. Il leader nord coreano, Kim Jong Un ha detto che il suo paese è pronto a scatenare “una guerra totale”.  Inoltre, "Da questo momento", si legge nel comunicato, "il Comando Supremo dell'Esercito Popolare di Corea dichiara che saranno poste in posizione di combattimento di classe A tutte le proprie unità da campo, ivi comprese le unità di artiglieria a lunga gittata e quelle missilistiche strategiche, che prenderanno di mira tutti gli obiettivi nemici nelle basi d'invasione degli Stati Uniti, sul loro stesso territorio, alle Hawaii e a Guam".

Per scongiurare che la crisi degeneri, la Cina, alleato della Corea del Nord, invita le parti a evitare ogni atteggiamento capace di aggravare la tensione. Mentre, emerge anche il dissenso interno alla Corea del Sud, dove le associazioni pacifiste sud-coreane protestano per le manovre congiunte tra le forze di Seul e quelle statunitensi.

Commento: Siamo di fronte ad una nuova Pearl Harbor? La solita strategia messa in atto mirata a creare ad arte un “casus belli” per spingere l’opinione pubblica interna e mondiale a sostenere ed appoggiare, in nome della democrazia, un nuovo attacco militare contro lo “Stato canaglia” di turno. Il vero scopo però è molto meno nobile di quello dichiarato:  salvare l’economia a stelle e strisce in grande crisi attraverso una nuova guerra. Il futuro ci svelerà la verità sulla strategia attuata dagli Usa nello scacchiere asiatico. In questa situazione a rischio ed in continua evoluzione, solo una cosa è certa, la Cina, non si limiterà a guardare pacificamente gli eventi.

OcToBer – Agenzia Stampa Italia

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