(ASI) “La storia si ripete: dove non arriva il servizio pubblico intervengono i privati, ma a che prezzo? Sarebbe il caso di chiarire i rapporti tra l’azienda regionale di emergenza e le ambulanze di società private che intervengono in caso di necessità.

Non sono una novità le cosiddette chiamate ‘spot’, che partono in caso di emergenza, al di fuori da ogni protocollo o regolamento e che impongono ai privati di intervenire immediatamente per supplire alla carenza di ambulanze Ares”. Lo dichiara il presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato che chiarisce: “In assenza di regole scritte tutto può accadere perciò ci chiediamo, e chiediamo alla direzione generale Ares come siano regolamentati quelli che appaiono come vischiosi rapporti con le croci private, a cominciare dalle linee guida per l’intervento, per arrivare ai costi e, soprattutto alla fatturazione delle prestazioni effettuate che non essendo certificata non permette lo sconto in Ifis Banca. Per non parlare dell’inquadramento degli operatori. Non vorremmo - sostiene Maritato - che dalla giungla derivante dalla mancanza di regole, si generasse un nuovo precariato costituito dagli operatori del soccorso, che agiscono senza alcun riconoscimento ufficiale e con nessuna garanzia sul mantenimento del posto di lavoro. L’emergenza/urgenza è un settore delicato e, in una sanità al tracollo come quella del Lazio, occorrono le massime rassicurazioni e l’assoluta trasparenza nei rapporti pubblico/privato”.Non certificando le fatture si nega indirettamente il credito alle aziende/cooperative che non riusciranno a garantire il servizio, se entro settembre non si provvederà verranno messi alla porta centinaia di lavoratori,e non verrà garantito il servizio. Una denuncia querela alla procura di Roma farà chiarezza chiude il presidente che promette Barricate!

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