(ASI)All'indomani della festa dei lavoratori appare opportuna e doverosa una riflessione accurata sullo stato dell'occupazione nel nostro Paese.

 

Come rilevato nei giorni scorsi dall'Istat, infatti, sono pochissimi i cittadini, soprattutto giovani, che rientrano nello status di lavoratori. Il tasso di disoccupazione a marzo ha infatti raggiunto il 12,7%, ma il segnale più inquietante proviene proprio dalla disoccupazione giovanile al 42,7%. Praticamente, quasi un giovane su 2 non lavora.

Al Sud si registrano le condizioni più drammatiche: vi è una vera e propria desertificazione dei posti di lavoro.

"Bisogna tornare a parlare di lavoro in termini responsabili, ma soprattutto concreti: avviando immediatamente un piano straordinario." - dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef.

Rilanciare l'occupazione significa restituire futuro e prospettive ai giovani.

Significa rilanciare i consumi, dando nuovo impulso alla domanda interna ormai in crisi da anni (basti pensare che nel biennio 2012-2013 e con le stime relative al 2014 la contrazione arriverà a toccare quota -9,5%, che equivale ad una riduzione della spesa complessiva delle famiglie di circa  67,8 miliardi di Euro).

Significa far ripartire l'economia, attivando una risalita della produzione ed una ripresa delle attività commerciali.

Per questo è quanto mai necessario un rilancio degli investimenti per la crescita e lo sviluppo. In mancanza di investimenti da parte del nostro capitalismo "straccione" è lo Stato che deve intervenire:

- stanziando congrui fondi per la ricerca e lo sviluppo tecnologico, a partire dalla banda larga nelle telecomunicazioni;

-  avviando un piano per lo sviluppo del turismo, vero "oro nero" del nostro Paese;

- attuando un allentamento del patto di stabilità che consenta la realizzazione di opere infrastrutturali di modernizzazione e messa in sicurezza (in primis per quanto riguarda l'edilizia scolastica).

Per realizzare tali operazioni, oltre alle risorse ricavate attraverso tagli a sprechi e privilegi, dovranno essere impiegati almeno 15 miliardi di Euro derivanti dalla vendita di parte delle riserve auree (15-20%).


Redazione Agenzia Stampa Italia

 

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