(ASI) La scienza non ha confini, ma ha bisogno di ponti. Lo dimostra la XIV edizione della Settimana Cina-Italia della Scienza, della Tecnologia e dell’Innovazione, che le due antiche civiltà hanno scelto di rendere la scienza un laboratorio senza porte.
Di fronte a problemi globali, la ricerca congiuta non è una semplice opzione, ma una necessità, smettendo i panni della protagonista di un semplice scambio accademico per indossare quelli dell'architetto di un ponte capace di unire non solo due economie, ma due visioni a beneficio delle generazioni future.
Dal 13 al 15 novembre Pechino e Hangzhou hanno ospitato la XIV edizione della Settimana Cina-Italia della Scienza, della Tecnologia e dell’Innovazione. Non un semplice rituale diplomatico, ma una dichiarazione d'intenti che, nel solco di una relazione giunta ai 55 anni lo scorso 6 novembre, consolida il partenariato strategico globale tra i due Paesi. Gli interventi del ministro italiano dell'Università e della Ricerca Anna Maria Bernini e del ministro cinese della Scienza e Tecnologia Yin Hejun, insieme alle testimonianze dei protagonisti della scena scientifica, hanno illustrato la visione che punta a rafforzare la cooperazione nei prossimi anni.
Alla cerimonia d'apertura, Bernini ha sottolineato che cooperare con la Cina crea "punti di collaborazione, non di competizione". Un'affermazione che segna un'evoluzione matura: il superamento di logiche obsolete a favore di un pragmatismo che riconosce nella complementarietà la chiave del progresso. Il ministro cinese ha ricordato come gli scambi e il mutuo apprendimento tra Cina e Italia vantino una lunga storia, gettando solide basi di consenso popolare per la cooperazione scientifica e tecnologica. Questo legame unico dimostra che l'innovazione non nasce nel vuoto, ma fiorisce quando il progresso tecnico è alimentato dalla comprensione culturale. Il modello Cina-Italia, che intreccia tecnologia e umanesimo, offre al mondo una ricetta preziosa per affrontare le crisi più complesse: non abbiamo bisogno solo di scienziati, ma di costruttori di ponti tra civiltà.
L'evento si è rivelato molto più di un forum: un acceleratore di cooperazione. I 14 nuovi accordi siglati a Pechino rappresentano il risultato concreto di questo partenariato. Il vicepresidente del CNR Francesco Svelto, in un’intervista concessa ai microfoni del China Media Group, conferma: "La collaborazione, avviata bene in passato, sta proseguendo ancora meglio", con l'obiettivo di rafforzarla su cambiamenti climatici, scienze della vita e robotica.
L'eccellenza della cooperazione sta nella capacità di trasformare la visione in progetti concreti. La creazione del centro SINCER-1H Beijing nel campo della "salute integrale", come spiegato da Paolo Dario, direttore scientifico di ARTES 4.0, ne è l'esempio. Non più semplici accordi accademici, ma la sfida di risolvere problemi concreti unendo ricerca d'eccellenza e imprese, per sviluppare dispositivi biomedici destinati ai cittadini.
L'estensione della cooperazione all'invecchiamento demografico, un'area di importanza significativa per la Cina come indirizzato dal suo 15° Piano Quinquennale, evidenzia un allineamento strategico. Il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Rocco Bellantone, ha evidenziato i "vantaggi complementari" e annunciato una cooperazione già in "fase concreta", con scambi di ricercatori già programmati.
Laura Ramaciotti, presidente della CRUI e rettrice dell'Università di Ferrara, ha colto il punto cruciale: l'Italia guarda con interesse alle tecnologie cinesi. Il suo invito a "intensificare conoscenza e trasmissione di competenze" per individuare "fattori comuni di collaborazione" va al cuore della questione. La transizione digitale e verde, la lotta ai cambiamenti climatici sono orizzonti comuni che richiedono sforzi congiunti. L'allineamento tra il Piano d’Azione per il Rafforzamento del Partenariato Strategico Globale (2024-2027), firmato durante la visita di Giorgia Meloni in Cina, e gli indirizzi del 15° Piano Quinquennale cinese, approvati dalla Quarta Sessione Plenaria del XX Comitato Centrale del PCC, crea terreno fertile. I forum di Hangzhou su scienze marine, patrimonio culturale e agritech non sono state sessioni tecniche, ma laboratori per forgiare risposte comuni a sfide globali, con la scienza come "linguaggio universale di pace e progresso".
In un contesto internazionale segnato da incertezze, entrambi i ministri hanno sottolineato l'importanza del multilateralismo e di mantenere 'uno spirito aperto' nella cooperazione scientifica internazionale. Il ministro Bernini ha citato l'esempio delle stazioni di ricerca italiana e cinese in Antartide, distanti pochi chilometri l'una dall'altra, come modello di collaborazione basata sulla condivisione di dati. La prova che la scienza può essere baluardo contro l'isolazionismo e faro per la cooperazione internazionale.
La XIV edizione della Settimana conferma che il partenariato strategico globale tra Cina e Italia è organismo vitale in continua evoluzione. Non più solo scambio tra civiltà del passato, ma laboratorio congiunto per il futuro. Le dichiarazioni dei due ministri e le azioni concrete di ricercatori e imprese tracciano una strada chiara: cooperazione paritaria, concreta, strategicamente allineata e ispirata a valori di sviluppo sostenibile e inclusivo. A 55 anni dall'avvio delle relazioni diplomatiche, Pechino e Roma hanno compreso che investire nella scienza non è solo scelta strategica, ma, come ha concluso Bernini, "un impegno reale per il bene delle generazioni future". La scienza, oggi più che mai, è l'architetto più affidabile del ponte tra i due Paesi.
Zhang Fan


