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(ASI) Più vedo il mondo realizzato dagli adulti e più cresce il desiderio di rimanere bambino, scrissi in una poesia giovanile. In effetti vista l'attuale negativa deriva, per superare la crisi etica, economica ed esistenziale occorrerebbe ritrovare l'innocenza e la bontà propria dei bambini. Infatti, con la loro spontanea purezza i fanciulli ci insegnano ad apprezzare la parte bella della vita ad essere saggi, a superare gli steccati, a sentirci tutti figli di uno stesso Dio.

 


Ne è la riprova questa profonda poesia scritta da Nicola Antonelli, un bambino di appena 9 anni, della classe V - B della scuola primaria di Collepepe (Perugia) in un compito in classe sul razzismo.

L’ultima notte

Questa è la mia ultima notte,

qui in Africa,

perché baratteranno me,

domani.

Questa è la mia ultima notte,

nella terra natale,

perché compreranno me,

domani.

Forse penseranno che io sia forte,

ma sono triste e debole,

perché non ho familiari.

La mia Africa lasciare non voglio

ormai però, è giunta la mia ora.


Nicola Antonelli

 

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