Borgo   Spante: un luogo antico dove regna il silenzio

(ASI) Andando alla ricerca di borghi insoliti mi è capitato ultimamente di visitare Borgo Spante, una località che si trova a pochi chilometri da Orvieto in Umbria.

La sensazione appena si arriva dopo quasi tre chilometri di strada sterrata è quella di entrare in un luogo magico, uno spazio temporale incontaminato, un tessuto rurale ancora vitale dove conoscere la storia la natura e le tradizioni umbre. Il Borgo è il centro di un labirinto secolare dove si intrecciano storie, percorsi e racconti di vita.

Sembra che anticamente vi si trovasse un insediamento etrusco e che il nome “Spante” oltre ad avere il significato di “piatto, catino, bacino”, successivamente, sempre al tempo degli Etruschi , sia stato utilizzato per indicare anche il “bacino o lago Trasimeno”.

Oggi la padrona di casa, Claudia, continua a viverci e a raccontare storie del passato della sua famiglia ai suoi ospiti: una famiglia importante, numerosa e varia le cui vite si intrecciano con la storia del territorio e con la storia d’Italia degli ultimi tre secoli.

La tenuta di Spante fu comprata da Giandomenico Faina nel 1752. Era composta dalla Villa e da 353 ettari di terreno. Dopo aver ottenuto il titolo di Conti di Civitella dei Conti la storia della famiglia vede i suoi membri occupare importanti cariche pubbliche, matrimoni con famiglie nobili ed acquisti di proprietà in Umbria, Toscana ed alto Lazio, tanto che un detto popolare di un tempo che si usa ancora oggi diceva “da Perugia a Bolsena tutto Faena”.

Una personalità di spicco della famiglia fu Eugenio Faina (1846/1926) che affianca il padre Claudio nella gestione delle tenute di Spante interessandosi assiduamente alle campagne archeologiche e alle questioni di politica agraria trovando soluzioni per incrementare la produzione e per migliorare la vita dei contadini. In queste terre egli si rende conto che è indispensabile rendere migliore la vita dei coloni e ristruttura, ampliandole, le vecchie case coloniche dotandole di acqua e stalle e, primo fra i proprietari umbri, offre loro un contratto scritto.
Dal punto di vista agricolo incrementa il numero di capi di bestiame, introduce la coltivazione della vite e dell’olivo, impianta boschi con alberi pregiati quali castagni e noci da legno migliorando la qualità dei querceti rendendoli pascolabili e crea un piano di viabilità aziendale che colleghi le due tenute e i 58 poderi.
Nel 1906 fonda a Roma l’Istituto Internazionale di Agricoltura che sarà il primo nucleo di quella che oggi è la FAO.

La padrona di casa ama raccontare storie accanto al grande camino sempre acceso d’inverno nella bella sala da pranzo, ed il suo arrivo è sempre preceduto dalla sua voce profonda e stentorea con uno strano accento umbro-toscano ed accompagnata dal suo cane preferito.

Questo luogo è la testimonianza che nulla si cancella completamente: resta un mondo lontano nel tempo, ma pieno di vita, dove personaggi illustri, braccianti, allevatori e boscaioli hanno lasciato tracce di sé ai crocevia di antichi Cammini.

E a volte è capitato in serate nebbiose di intravedere seduta al lungo tavolo una figura austera con un saio ed un cappuccio o di sentirsi sfiorare da una mano invisibile in una stanza del palazzo nobile per poi notare un viso d’uomo sorridente allo specchio.
Sono le presenze di chi è passato in questo borgo sotto spoglie mortali per poi ricongiungersi all’universo, lasciando però a Spante, la Casa delle Radici, un’impronta del loro ricordo.

 

 

Donatella Arezzini per Agenzia Stampa Italia

 

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