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(ASI) Mancano i fondi e lo si sapeva. Ma i preparativi sono ancora in alto mare poiché non si sa bene chi dovrà essere il direttore della kermesse cinematografica, che ogni anno cala di appeal.

Il presidente Gian Luigi Rondi ha un contratto fino a giugno e nonostante ciò non vuole abbandonare prima, nonostante ci siano le pressioni del sindaco Alemanno e della governatrice Polverini, che avrebbero individuato nel prestigioso direttore della Biennale Marco Muller, il degno sostituto. Ovviamente è chiaro che c’è un disegno politico, Rondi è un uomo più vicino alla sinistra e in base a quanto previsto dalla statuto spetterebbe a lui a giugno il compito di indicare al Consiglio di Amministrazione il suo successore, con disapprovazione di Alemanno e della Polverini. Dall’altro canto aspettando giugno si rimandano i preparativi e i fondi se li prenderebbe come sempre avviene sempre la Biennale (con oltre 7 milione di euro, a dispetto dei 1,5 del Festival romano). Agire per tempo vuole dire prenotare divi di Hollywood e film di livello, cosa che a Roma registra un notevole calo. Il Festival è sicuramente apprezzabile per la ricerca di un nuovo tipo di cinema, per l’aspetto familiare della manifestazione, ma manca quel qualcosa che ancora non gli permette di avvicinarsi ai più noti Venezia e Cannes. La situazione non è semplice e un cambiamento al Festival sicuramente ci sarà, visto la scadenza del contratto e l’età di Rondi, ma forse un pensierino ad anticipare i tempi sarebbe opportuno, onde evitare i soliti affrettati e spesso improvvisati preparativi per prendersi quei nomi di grido che servirebbero tanto per rilanciare il cinema italiano.

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