(ASI) E’ una storia d’amore. D’amore vero però. Non ci sono i soliti bellissimi e giovani protagonisti, ma una coppia di vecchietti francesi. Vivono in un bel appartamento, trascorrendo la loro vita con routine, andando ad assistere ai concerti e sentendo ogni tanto i vecchi allievi ora musicisti e la figlia Eve, che vive in Scandinavia.
La loto vita cambia però con l’ictus che colpisce la moglie. Attimo dopo attimo, giorno dopo giorno, all’interno della loro casa diventa sempre più presente la malattia che riduce passo passo la donna a un vegetale. La narrazione, dopo l’avvio movimentato, è molto lenta quasi statica, caratterizzata dall’assenza di musica e colonna sonora, un paradosso considerando che i due vecchi insegnanti insegnavano proprio musica; ma è una scelta registica voluta probabilmente sia perché la musica è vita e con la malattia non c’è più vita e sia perché si sente ancor di più la pesantezza della vicenda. Non è un film semplice, anzi, molti andrebbero via dalla sala, ma fa pensare, tanto. L’amore e la morte non sono mai così vicini, un amore, fatto di premure, parole, piccoli gesti e con tanto sacrificio e sofferenza. Il tedesco Michael Haneke con una grande prova di regia ci fa riflettere e ripropone una tematica delicatissima come quell’eutanasia. E’ vivere, essere in uno stato vegetativo? E che cos’è la vita? In questa vicenda si ergono i due magnifici attori Jean Louis Trintignant, che noi tutti ricordiamo ragazzo ne “Il sorpasso” insieme a Vittorio Gasman ed Emanuelle Riva. Quest’ultima candidata all’Oscar, classe 1927 e con 75 anni più rispetto all’altra candidata Quvenzhane Wallis, dà una lezione a tutte le altre attrici più giovani con una prova meravigliosa, capace di farci capire il dolore della malattia degenerativa. Con quattro nomination Amour sfida Hollywood dopo essersi aggiudicato la Palma d’oro a Cannes e ipotecando seriamente la statuetta per il miglior film straniero che porterebbe la Francia in vetta alla classifica raggiungendo così l’Italia. (a quota 13). Un film che inizia come finisce in un loquace silenzio.
ASI precisa: la pubblicazione di un articolo e/o di un'intervista scritta o video in tutte le sezioni del giornale non significa necessariamente la condivisione parziale o integrale dei contenuti in esso espressi. Gli elaborati possono rappresentare pareri, interpretazioni e ricostruzioni storiche anche soggettive. Pertanto, le responsabilità delle dichiarazioni sono dell'autore e/o dell'intervistato che ci ha fornito il contenuto. L'intento della testata è quello di fare informazione a 360 gradi e di divulgare notizie di interesse pubblico. Naturalmente, sull'argomento trattato, il giornale ASI è a disposizione degli interessati e a pubblicare loro i comunicati o/e le repliche che ci invieranno. Infine, invitiamo i lettori ad approfondire sempre gli argomenti trattati, a consultare più fonti e lasciamo a ciascuno di loro la libertà d'interpretazione