(ASI) Nella sera di lunedì 2 settembre 2019, un nuovo attentato dinamitardo, rivendicato dai Talebani, ha sconvolto la martoriata Kabul. Il potente esplosivo era nascosto all’interno di un trattore ed ha causato la morte di 16 persone e il ferimento di altre 120. I soccorsi alle vittime si sono protratte per tutta la notte, ha dichiarato il ministro degli Interni Nasrat Rahimi, in una nota ai mezzi di comunicazione.

 

L’esplosione è avvenuta all’interno del Green Village, noto quartiere della capitale sede di organizzazioni internazionali, agenzie di aiuti umanitari e ambasciate, tra le quali quella degli Stati Uniti e del Regno Unito.

I cinque terroristi sono stati uccisi dagli agenti di sicurezza proprio mentre tentavano aggredire il quartiere. Desta particolare preoccupazione il fatto che l’attacco sia avvenuto mentre l’inviato degli Stati Uniti, Zalmay Khalilzad si trova a Kabul per discutere i particolari, con funzionari afgani, di un eventuale accordo tra Stati Uniti e talebani, in preparazione del ritiro parziale delle truppe americane. L’esplosione è avvenuta cinque minuti dopo la trasmissione dell’intervista in cui il delegato spiegava i termini di un probabile accordo.

Alcune testate, tra cui Rainews, riferiscono di proteste organizzate dai residenti afgani del Green Village, per chiedere al governo di allontanare tutti gli stranieri dal quartiere, perché, essendo l’obiettivo dei talebani, mettono a repentaglio la sicurezza di tutti i civili.

Un portavoce dell’Ospedale ha riferito che tra i feriti vi erano anche donne e bambini.

Francesco Maiorca – Agenzia Stampa Italia

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