(ASI) "Questo Premio Nobel all’Europa mi ricorda tanto l’Unione Sovietica di Brezhnev, quando costui, ad ogni compleanno, riceveva il titolo di Eroe dell’Unione Sovietica per non parlare poi dei massimi premi letterari".
Il paragone tra Comitato Nobel norvegese e Soviet fa rabbrividire molti, ma Pavel Svjatenkov, esperto dell'Istituto di Strategia nazionale, non si spaventa e rincara la dose: "Allora si parlava di demenza senile, adesso siamo arrivati alla demenza collettiva".
Svjatenkov prosegue rilevando l'involuzione che sta subendo il Nobel negli ultimi anni: "Già Obama aveva ricevuto il Nobel per la pace quando stava ancora disfacendo le valigie alla Casa Bianca, adesso siamo arrivati alla frutta, cioè ad un premio che ha perso ogni valore".
Svetlana Gannusckina, politologa e attivista per i diritti umani in Russia, candidata alla vittoria del premio, afferma: "A parte la facile ironia è difficile capire perchè il Comitato per il Nobel abbia preferito degli incolori burocrati a chi veramente lotta per la pace dietro le sbarre di un carcere o dietro il filo spinato di un lager".
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