Calcio. Parma, un’altra clamorosa gaffe della (in) giustizia sportiva che conosciamo

(ASI) Ho letto con molto sconcerto ma anche senza nessuna sorpresa, le amare considerazioni che ha fatto il presidente del Parma, Tommaso Ghirardi  che ha deciso di lasciare la società e il calcio in seguito alla sentenza, anzi alle sentenze, della cosiddetta giustizia sportiva che hanno escluso la società emiliana dalla partecipazione all’Europa League per un ritardo nei pagamenti Irpef.

 Gli amici affezionati lettori capiranno certamente perché ho scritto nessuna sorprese, perché la situazione del Parma ha molte analogie con quello che è avvenuto al Perugia l’anno scorso con la penalizzazione (rivelatasi alla fine pesantissima) di un punto per un ritardo nei pagamenti di qualche ora. La storia si ripete, così come gli errori. E sono costretto a chiedermi per l’ennesima volta perché noi italiani siamo destinati a dover subire, ogni giorno, tutti i giorni, ingiustizie, vessazioni, frustrazioni d’ogni genere perché nei posti di potere (e di comando) ci vanno sempre i più scarsi e i  più incapaci, e spesso, molto spesso, anche i disonesti, insomma i peggiori. Perché ? Ma la cosa più assurda ed incredibile è quello che c’è scritto nell’ultima sentenza, lo dice sempre Ghirardi: “L’Alta Corte dichiara nella sentenza che la sanzione inflitta non è equa, sproporzionata rispetto  alla nostra mancanza (il ritardato pagamento Irpef, ndr), ma che non ha la possibilità di invertire il verdetto.

E lo scrive un ex ministro (Franco Frattini, presidente dell’Alta Corte, ndr). E’ surreale, sono follie”. Ha ragione il presidente del Parma, sa di assurdo, perché è come se la Cassazione scrivesse che la condanna sulla quale è chiamata a decidere è ingiusta ma non ci può fare niente. Italia culla del diritto? Qui c’è un infanticidio al minuto. Ma se l’Alta Corte non può fare niente perché ci sta e a cosa serve? 

Mi è tornato in mente la famosa, incredibile requisitoria ai tempi di Luciano Gaucci, quando andò a trovare l’arbitro Emanuele Senzacqua., alla vigilia di una partita, e per questo fu rinviato a giudizio. In quell’occasione, il rappresentate della pubblica accusa, Martellino disse ai giudici che la visita di Gaucci era del tutto normale e non c’era niente di strano, ma “visto il contesto”, disse proprio così, chiedo la retrocessione del Perugia. E il Perugia fu retrocesso.

Spesso si sente dire da qualcuno - in genere si tratta di quelli usciti frettolosamente dalle serali -: queste sono le regole e vanno rispettate. Certo, ma le norme, di qualsiasi ordinamento esse siano: sportivo, civile,  penale, sono norme astratte che poi spetta ai giudici (ci sono proprio per questo) applicare ai casi concreti, valutando la gravità, e conseguentemente adeguando, e graduando, la pena ai fatti commessi. Ma senno a che servono i giudici e i vari gradi di giudizio ? Già, a che servono?        

Fortunato Vinci – Agenzia Stampa Italia

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