Roma: emergenza idrica, razionamento a partire dal 28 Luglio. Antonini (CPI): 'Comune, Regione e Acea colpevoli di questo ecoreato'.

emergenzaacquarm(ASI) Roma - "Il paventato razionamento dell'acqua sembra essere diventato realtà: a partire dal 28 Luglio, la Capitale sarà divisa in due quadranti che si vedranno chiusi i rubinetti a turni di otto ore.                                                                                                                 

E, mentre cresce il climax attorno al valzer del rimpallo di competenze e colpe tra Regione, Acea e Comune di Roma, il responsabile per il Lazio di CasaPound Italia - Mauro Antonini - commenta duramente la vicenda puntualizzando che 'un milione e mezzo di romani, quelli che non possono scappare dalla città, dovranno pagare lo scotto di una amministrazione non lungimirante e amante degli sprechi'. "Un dato di cui pochissimi hanno parlato - afferma Antonini - è quello che vuole che Roma sia dipendente dal lago di Bracciano per una risibile percentuale idrica". "Se pensiamo che la sola sorgente del Peschiera riesce da sola a soddisfare il 78% del fabbisogno idrico dei romani - continua la nota - c'è da augurarsi che questa riserva di acqua potabile all'origine non faccia la fine del lago di Bracciano, a cui hanno stoppato la captazione delle acque. Questa misura si è resa necessaria dal fatto che nel mese di giugno e luglio sono state prelevate ingenti quantità di acqua e la siccità ha peggiorato le cose, facendo abbassare il lago di 35 centimetri rispetto alla sua naturale profondità, un metro e quaranta circa. L'unica alternativa? Chiudere i rubinetti dal 28 Luglio al 31 Dicembre e sperare in abbondanti precipitazioni. Oltre questi lapalissiani rimedi, però, ci sarebbe da considerare un fattore: l'obsolescenza - direi programmata - del sistema idrico italiano, simile a una groviera, in cui viene persa circa la metà dell'acqua immessa in rete. A Roma, in particolare, ne viene sprecata il 44%. Senza considerare che circa il 90% dell'acqua piovana non viene immagazzinata, come in una sorta di 'gobba' di cammello, per poi essere usata in situazioni d'emergenza come questa. Invece di pensare a rendere potabile l'acqua del Tevere o ad altre curiose fonti d'approvigionamento, le istituzioni corree di questo disastro avrebbero dovuto provvedere primariamente alla manutenzione ordinaria e straordinaria - controlli e interventi programmati, riparazione dei guasti - come alla manutenzione di vasi, fossi e canali, opere necessarie a sanare il dissesto idrogeologico. Ma si sa, con questi interventi puntuali in pochi - e poco - possono speculare, meglio attendere l'emergenza o il disastro, come nel caso delle ricostruzioni post sisma". "E pensare che Roma divenne famosa per i suoi acquedotti, per le sue terme, per gli spettacoli come le naumachie e per i laghi artificiali" - termina Antonini. "Roma insegnò al mondo come si domina l'elemento Acqua, portatore di vita e prosperità e, allo stesso tempo, un'insidia spietata e vorace, capace di inghiottire l'uomo e il creato per portarseli alla deriva. Vedremo se questa volta l'acqua sarà più madre o più aguzzina". Lo dichiara con una nota il responsabile per il Lazio di CasaPound Italia - Mauro Antonini.

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