Nicaragua, imponente manifestazione anti Ortega

1200px Flag of Nicaragua.svg copy(ASI) Si è svolta ieri per le strade di Managua, in Nicaragua, un’imponente manifestazione in sostegno dei vescovi, che si oppongono al governo, che si è conclusa con i manifestanti che hanno chiesto le dimissioni del presidente eletto Daniel Ortega. In sostegno di questi si è svolta una manifestazione dei sandinisti che però ha raccolto molti meno partecipanti.


Ad animare la manifestazione antigovernativa, come detto, il Cen, la Conferenza episcopale nicaraguense che continua a chiedere l'apertura di un dialogo nazionale per mettere fine alla crisi che ha causato sin qui circa 300 morti. "Siamo cercatori di pace, non importa che si levino false accuse contro la Chiesa e i suoi sacerdoti, fa male ma continueremo a pregare perché finisca in fretta la violenza nel paese e si possa tornare al tavolo del dialogo", ha detto il cardinale Leopoldo Brenes, arcivescovo di Managua e presidente della Cen.
Nei giorni scorsi il presidente Ortega aveva apertamente attaccato il clero locale accusandolo di “aver appoggiato i piani golpisti delle opposizioni”.
In occasione del 39simo anniversario della rivoluzione sandinista il capo dello Stato aveva anche ricordato che poco dopo l'inizio della crisi e dei primi scontri, ad aprile, il governo ha deciso di accettare l'apertura di un dialogo nazionale "per conoscere quale fosse la strategia" degli oppositori, scoprendo in breve che il loro reale intento erano le dimissioni immediate del capo dello stato.
La proposta di mediazione, con la richiesta di indire un calendario elettorale anticipando al 2019 le elezioni previste per il 2022, era stata presentata dalla Conferenza episcopale lo scorso 7 giugno. Uno schema appoggiato anche dalla segreteria generale dell'Organizzazione degli stati americani (Osa). Un mese dopo Ortega ha però rifiutato apertamente la proposta, pur confermando la propria volontà di lavorare per la pace: "Qui le regole le fissa la Costituzione della Repubblica attraverso il popolo, le regole non possono essere cambiate dalla sera alla mattina semplicemente perché così viene in mente a un gruppo di 'golpisti'".

Fabrizio Di Ernesto-Agenzia Stampa Italia

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