Il rilancio dell'Europa passa per conferenze anti-Brexit. La Commissione Juncker vuole ridefinire il senso dell'Unione a 60 anni dalla sua nascita

IMG 2107(ASI)   Crescono i sentimenti antieuropeisti, cresce la voglia di far ripartire l'Unione europea, soprattutto presso la Commissione di Jean Claude Juncker. Come? Sono i cittadini a ridiscutere il ruolo dell'Europa in una seria di conferenze, di fronte alle conosciutissime sfide attuali del continente.

Migranti e accoglienza, crisi economica e bilanci, terrorismo internazionale. Il punto debole della Comunità dei 27 resta il limbo in cui la crescente integrazione economica si scontra con le divisioni politiche di Paesi diversi fra loro.

Il 23 giugno 2016, il giorno dell'addio del Regno Unito, tutt'ora in fase di negoziato, ha dato la scossa. Da una parte in favore dell'euroscetticismo, dall'altra in chiave pro-Ue, per difendere tutto quello che nelle urne inglesi sembra essere stato dimenticato.

Questa volta l'incontro si svolgeva a Barcellona ed era intitolato l'Europa che vogliamo, in virtù di un processo di riforma che la Commissione spera di rendere motore per il potenziamento dell'Europa e non un suo indebolimento in questo periodo di crisi. "Dopo le celebrazioni dei 60 anni lo scorso marzo, ora è necessario vincere nuove sfide", questa la premessa dei relatori, la Console Generale d'Italia a Barcellona Gaia Danese e il rappresentante della Commissione in Spagna Ferran Terradellas.

"Per farlo è necessario però il coinvolgimento dei cittadini", hanno aggiunto. Ad ogni partecipante era stato inviato un questionario per scrivere le proprie considerazioni e da lì aprire un dibattito durante l'incontro.

Alla giornata hanno partecipato i rappresentanti della Comunità italiana a Barcellona, per 85mila persone che vivono nella capitale catalana, testimoniando il valore dell'integrazione europea. A loro il compito rispondere a domande come "la tua voce è ascoltata all'interno dell'Unione?" oppure "quale tema consideri una priorità dell'Ue in questo momento?"

Per trovare le risposte l'associazione Desyam, che nel quotidiano aiuta le donne nella cornice dello sviluppo europeo, ha puntato su condivisione e solidarietà.

"Chi vuole di più in Europa, deve contribuire di più, sulla base di una divisione equa di impegni e vantaggi", scrive la presidente di Desyam Roberta Martin. "La solidarietà è un punto fondamentale in un Europa che viene vista ancora lontana, soprattutto dove una delle fonti di preoccupazione maggiori resta la sicurezza".

La minaccia del terrorismo ha il suo peso nelle menti dei cittadini. Molti partecipanti hanno ora una percezione del rischio ancora maggiore dopo l'attentato di Barcellona del 17 agosto scorso, che ha lasciato 14 vittime e oltre 80 feriti.

"Di fronte all'attuale guerra invisibile", continua la relazione di Desyam, "la risposta non può essere il contagio dello spirito che portato la Brexit in altri Paesi membri dell'Unione, ma una maggiore coesione fra gli Stati".

A supporto di questo punto di vista, conclude Robert Martin, "è la libera circolazione di idee e talenti il mezzo che porta progresso all'Unione, non il loro isolamento".

Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia

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