Cina. Il Fiume Mekong diventa un sistema di sviluppo sostenibile

mekong(ASI) è l'undicesimo fiume più lungo al mondo, con i suoi 4.880 km che si snodano lungo l'Asia sud-orientale attraversando la Cina, il Myanmar, il Laos, la Thailandia, la Cambogia ed il Vietnam, e rappresenta una fonte di approvvigionamento e sostentamento per circa 70 milioni di persone ma ne coinvolge, più in generale, circa 326 milioni.

Divenuto celebre nel Novecento quale drammatico teatro di battaglia della Guerra del Vietnam, il Mekong - in Cina conosciuto anche con il nome di Láncāng - è oggi un vero e proprio sistema di comunicazione transnazionale, attorno al quale si stanno concentrando gli sforzi politici dei Paesi coinvolti dal suo bacino.

Venerdì scorso, il governo cinese ha lanciato una nuova struttura segretariale che andrà a rafforzare il già oliato meccanismo per la Cooperazione Lancang-Mekong con gli altri cinque Paesi bagnati dalle acque del fiume asiatico. Stando alle dichiarazioni rilasciate in conferenza stampa dal portavoce del Ministero degli Esteri cinese Geng Shuang, il Segretariato della Cooperazione Lancang-Mekong avrà «funzioni di pianificazione, coordinazione, implementazione e divulgazione». Si tratta, in sostanza, di «un nuovo tipo di meccanismo per la cooperazione subregionale, costruito e partecipato dalla Cina e dai Paesi del Mekong».

L'obiettivo dichiarato della nuova struttura è la costruzione di un vero e proprio «corridoio», che faccia della Cooperazione Lancang-Mekong «un'importante piattaforma per l'iniziativa Belt and Road», attraverso cui Pechino sta dando vita alle moderne direttrici terrestri e marittime della Nuova Via della Seta. In pratica, la neonata entità avrà il compito di trasformare il bacino del Mekong in un vero e proprio sistema strategico che andrà ad inserirsi nel più ampio alveo delle relazioni tra la Cina e l'ASEAN, il mercato comune che raccoglie le nazioni del Sud-est asiatico.

In pochi anni, la crescente influenza di Pechino nella regione ha intensificato la sua partecipazione attiva all'estero, mettendo in campo un'operatività infrastrutturale e logistica oltreconfine che fino a trent'anni fa appariva quasi impossibile. Soltanto nel corso degli anni Novanta, infatti, la Cina fece ingresso, come partner per il dialogo, nella Commissione del Fiume Mekong, creata nel 1957 da Cambogia, Laos, Thailandia e Vietnam, e nel Programma Greater Mekong Subregional Economic Cooperation (GMS), avviato dall'Asian Development Bank (ADB), che ha finora messo sul piatto progetti per circa 11 miliardi di dollari, tra cui l'autostrada Phnom Penh - Ho Chi Minh ed il Corridoio Economico Est-Ovest tra il Mare delle Andamane e la città vietnamita di Da Nang.

Come per il Sud-est asiatico nella sua globalità, anche l'area del Mekong registra la contemporanea presenza degli Stati Uniti, del Giappone e della Corea del Sud, impegnati nel tentativo di contribuire alla crescita e alla salvaguardia dei territori del bacino. Ciononostante, la forza economica, la vicinanza geografica e gli antichissimi legami culturali fanno ormai della Cina - che assorbe oltre il 15% dell'interscambio commerciale dei dieci Paesi ASEAN, contro il 10,5% del Giappone, il 10% dell'Europa e il 9,4% degli Stati Uniti - un partner nettamente più appetibile agli occhi dei governi della regione. Nello specifico del Mekong, il volume commerciale tra la Cina e gli altri cinque Paesi della regione fluviale aveva già raggiunto quota 193,9 miliardi di dollari nel 2015.

Il primo incontro tra i ministri degli Esteri dei Paesi coinvolti, che ha dato vita alla prima struttura ufficiale nel quadro della Cooperazione Lancang-Mekong, andò in scena nel novembre 2015 a Kunming, nella provincia cinese dello Yunnan, sulla scia della proposta presentata l'anno precedente dal primo ministro cinese Li Keqiang nel corso del 17° vertice dei capi di governo Cina-ASEAN. Nel marzo 2016 aveva poi preso il via ufficiale il primo vertice dei capi di governo della Cooperazione Lancang-Mekong a Sanya, nella provincia cinese di Hainan. In quest'ultima occasione erano stati conclusi numerosi accordi immediati per la realizzazione di vari progetti in materia di gestione delle risorse idriche, riduzione della povertà, sanità pubblica, infrastrutture, interscambio di personale, scienza e tecnologia. Oltre la metà di questi piani dovrebbe concludersi entro la fine di quest'anno, per quello che a Sanya il primo ministro thailandese Prayuth Chan-ocha aveva definito «un nuovo capitolo» nell'ambito della Cooperazione Lancang-Mekong.

Il Mekong, che si origina dall'Altopiano del Tibet per poi discendere la Cina sudoccidentale e la Penisola Indocinese, sta dunque diventando un vero e proprio network capace di rafforzare i rapporti multilaterali e di intensificare la stesura di programmi innovativi in tema di connettività, cooperazione industriale, cooperazione commerciale, economia transfrontaliera, sicurezza, responsabilità ambientale e sostenibilità.

Nel corso degli ultimi decenni, il lungo fiume asiatico ha visto infatti aumentare i rischi ecologici legati allo sfruttamento agricolo e agli scarichi industriali in alcuni tratti del suo corso meridionale. Eppure, nel suo corso settentrionale, all'altezza della provincia cinese dello Yunnan, nei pressi del montuoso territorio di confine tra Cina e Myanmar, il Mekong forma, assieme al Fiume Azzurro e al Saluen, l'Area Protetta dei Tre Fiumi Paralleli, inserita da ormai quattordici anni nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dall'UNESCO. Lo splendido scenario paesaggistico si estende per circa 1,7 milioni di ettari, registrando un'elevata biodiversità ed un rischio ambientale praticamente nullo.

La leadership cinese ha ribadito anche in occasione della recente Doppia Sessione (Conferenza Politica Consultiva del Popolo e Assemblea Nazionale del Popolo) l'impegno per ridurre le emissioni nocive, razionalizzare l'industria pesante in genere e proseguire nell'opera di salvaguardia dell'ambiente e di rimboschimento che va avanti ormai da anni e che è stata sancita a livello internazionale con la firma degli accordi di Parigi in seno al COP-21. Nel dettaglio, il primo ministro Li Keqiang ha annunciato che «quest'anno, 800.000 ettari di terreni agricoli marginali saranno rimboschiti».

Tali misure, già previste nell'ultimo piano quinquennale 2016-2020, rientrano nella più generale fase della "nuova normalità" che vede la crescita economica assestarsi tra il 6,5 e il 7% e i consumi interni contribuire significativamente al PIL. L'apporto green che la Cina può fornire ai cinque Paesi del Mekong, sia in termini di investimenti che di expertise, diventa dunque determinante per riportare al suo antico splendore uno dei bacini idrografici più suggestivi e importanti del nostro pianeta.

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