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Estero. Afghanistan il perché è difficile portare la pace in quel paese

(ASI) La recente uccisione dell'alpino italiano Matteo Miotto, avvenuta in Afghanistan,  proprio l’ultimo giorno dell’anno 2010, porta ad un totale di 34 soldati italiani caduti in questa missione.


L’ennesima vittima italiana ci spinge, proprio all’inizio del 2011, a fare una serena riflessione e riportare l’attenzione sulla reale situazione in atto in quella terra e sui risultati raggiunti finora dall’Operazione Enduring Freedom dal 2001 ad oggi.
Premesso che, con ben 711 morti in terra afgana, l’anno 2010 segna il primato  dei morti dei militari della coalizione. Il prezzo di sangue più alto pagato dall'inizio della operazione. Inoltre già dal primo giorno del 2011 si segnalano altre 2 uccisioni che portano dal 2001 ad oggi ad un totale di 2.283 vittime  fra i soldati stranieri. 1
A questo triste riscontro va aggiunto il fatto che gli insorti non accennano a diminuire, anzi aumentano, i loro attacchi verso i militari della coalizione. Sorge spontanea una domanda come si può interrompere questa infeconda scia di sangue.
Se a ciò includiamo e  non sottacciamo, un’altro amaro dato che vede un alta percentuale di soldati, la cui cifra è indecifrata, ma che sicuramente è rilevante,  essere rimasti vittime pure degli effetti collaterali (feriti, mutilati e distrutti a livello psichico) derivatagli da questa dura esperienza di guerra, allora cominceremo a vedere e valutare l’intervento straniero in terra afgana con gli occhi, della realtà e non più con le fuorvianti parole della falsa retorica.
Infine se  a quanto rilevato, aggiungiamo pure il numero enorme e, comunque, spropositato degli inermi civili morti in seguito a questa operazione militare, allora prenderemo atto che oltre ad essere un insuccesso sotto ogni punto di vista, si è trattato di un disumano impegno bellico che ha prodotto solo morte, sofferenza, lutti e distruzione. Non la tanto decantata democrazia e la pacificazione del popolo afgano.
Gli esiti devastanti e negativi sono sotto gli occhi di tutti e il Paese asiatico oggi è più che mai insicuro e politicamente instabile, mentre, per converso, nonostante la massiccia presenza di numerosi eserciti stranieri sul territorio afgano, se della pace ce ne è poca, in compenso, cresce la produzione dell’oppio.
Di più, il cosiddetto modello democratico occidentale, non è detto che sia “trapiantabile” ovunque e sia la giusta soluzione da adottare in ogni lembo del globo.  Mentre una cosa è certa, la democrazia non si esporta mai, tantomeno lo si deve fare con le armi. Infatti, i valori fondanti della libertà e della democrazia si conquistano  individualmente  negli anni e si radicano nella coscienza di un popolo  nel tempo.
Per cui è cosa sbagliata  volerli imporre con la forza e rapidamente. Si è pagato un costo umano altissimo, peggiorando le cose, con il risultato di trovarsi ancora impantanati e in un vicolo cieco, rendendo inconsistenti le prospettive di venire fuori da questa intrigata, triste situazione in tempi brevi.
Infine, alla luce di queste argomentazioni che presuppongono altre forme d’intervento da parte dell’occidente, altre sincere azioni diplomatiche.
La storia ci insegna che nel martoriato Afghanistan l’opzione degli eserciti, in epoca diverse, ha visto perdere sul campo, prima  inglesi, russi e american, adesso quelli della coalizione composta da 28 nazioni.
Necessitano altre soluzioni che presuppongono il coinvolgimento di tutte le parti in lotta e la reale volontà di portare pace a questo tormentato Paese asiatico. Allo stesso modo ci si deve interrogare anche come si possa riportare sani e salvi i numerosi soldati che ora si trovano, in uno scenario di estremo pericolo, ad operare in terra afgana.
A tal proposito segnalo il seguente importante articolo apparso di recente su http://italian.irib.ir/
Il cui titolo è: Le 10 bugie più grandi degli Stati Uniti sulla guerra in Afghanistan, e il cui testo in italiano lo trovate collegandovi a: http://italian.irib.ir/notizie/mondo/item/87693-le-10-bugie-più-grandi-degli-stati-uniti-sulla-guerra-in-afghanistan
Il contenuto di questo pezzo ci svela un’altra verità e cosa si celava dietro  i “buoni propositi” dell’ Enduring Freedom. Bugie usate per manipolare le coscienze degli uomini e condizionare le loro opinioni? Non sarebbe la prima volta, purtroppo è un metodo  sperimentato e ancora in uso in America (da Pearl Harbor alle armi di sitruzione di massa di Saddam).
In ogni caso, il bravo lettore deve verificare sempre tutto ciò che legge, approfondire e cercare, più fonti dirette e con giudizio e cognizione di causa, formarsi una sua opinione.
Pericoloso è  farsi fuorviare dalle suadenti parole che, in realtà, nascondono infimi progetti spacciati per l’affermazione di principi quali: democrazia, libertà, progresso. Paraventi dietro i quali si nascono i più spregiudicati personaggi e si commettano i più efferati delitti. Si rischia di scambiare la verità per la bugia e il nemico per amico.



Nota
1 Per avere una situazione più precisa e aggiornata sul numero delle morti dei soldati stranieri in Afganisthan consultare  il sito: http://icasualties.org/OEF/index.aspx  

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