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L’arte contemporanea è diventata l’oro dei nuovi ricchi.

(ASI) Le vendite di quest’ultima settimana a New York hanno registrato un record di acquisti di opere di Rothko, Klein, Liechtenstein e molti altri artisti del dopo guerra. La scarsità fa parte “dell’Allure” che queste opere emanano assieme al gusto e al potere d’acquisto della plutocrazia globale.

 Ciò nonostante l’arte contemporanea sembra che abbia anche lati positivi come un ottimo ritorno economico per coloro i quali la scelgono come investimento.

L’opera di Rothko “Arancio, Rosso, Giallo” è stata venduta per ben $87 milioni da Christie’s nel corso di un’asta che ha incassato ben $388milioni, la più alta cifra mai registrata dalla casa d’aste. Ciò significa che la categoria di Arte Contemporanea, ha la maggiore in questi giorni, nonostante il record di tutti i tempi sia stato registrato da Sotheby’s con “L’Urlo” di Edvard Munch, la settimana scorsa nel corso di un’asta dal titolo “Impressionisti e Moderno”.

Il mercato dell’arte sarebbe aumentato di 5 volte dal 2001 secondo “Artnet Contemporary 50 index”, con un aumento del 60% nei prezzi per gli Impressionisti. Il mercato dell’arte ha registrato un momento di crisi nel 2009 a seguito della crisi economica mondiale, ma si è poi ripreso completamente nel 2011.

Come il mercato immobiliare di lusso a Londra, l’arte contemporanea adesso fa parte del mercato globale. Non è come quando negl’anni 80 gli acquirenti giapponesi, che dominavano le aste alla ricerca di quadri impressionisti sparirono di colpo. Se i collezionisti Europei sono cauti, come ci si aspetta per via dei tremori finanziari ancora presenti nell’area, è però pieno d’ acquirenti Americani, dal Medio Oriente, dal Sud America, Russi e Asiatici pronti a rimpiazzare i posti vacanti degli Europei alle aste.

I super ricchi non hanno certo problemi di liquidità, ed alcuni di loro hanno addirittura il problema di non sapere davvero cosa farsene di così tanti soldi. Sarà dura sentire qualcuno che lo ammette ma di fondo la cosa che piace è il fatto di attaccare il pezzo d’arte alla parete (soprattutto nell’ufficio) o nel cortile per un paio di anni per poi rivenderselo e trarne anche un profitto. Con qualche eccezione il record di questa settimana è dovuto soprattutto ad opere di importanti artisti morti con un mercato già ben solidificato, e non certo da new entry più rischiose.

Mentre molti altri status symbol perdono il loro valore all’istante o comunque molto velocemente , investire una decina di milioni di euro in un quadro di Rothko è vista quasi come una scelta prudente.

Era Andy Warhol, che sosteneva che ai ricchi piacesse attaccarsi i soldi alla parete, e non si sbagliava affatto !

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