Whiplash, una batteria per drammi da Cigno Nero in stile Full Metal Jacket
(ASI) ”Ero lì per spingere le persone oltre le loro aspettative: era quella la mia assoluta necessità. Non importava il metodo, dovevo vedere se fra di voi poteva suonare il nuovo Rich. E sappiamo tutti che il nuovo Buddy Rich non avrebbe mai mollato.” Se dopo i mostri sacri degli Oscars 2015, il dragone sgargiante Grand Budapest Hotel e quello più introspettivo Birdman, doveva esserci un outsider questo ruolo certamente lo meritava Whiplash. A una sola lunghezza dagli altri due, il film di Damien Chazelle con ben tre Oscar ha mostrato la tenacia e la determinazione pari a quella dei suoi protagonisti. Dopo le cinque nomination il risultato decisamente più proficuo in proporzione rispetto a tutte le altre pellicole in gara. A Tom Cross il miglior montaggio grazie a ben combinati effetti di camera e suoni, il miglior sonoro senza dubbio per l’effetto batteria anche nelle scene più lontane dal conservatorio Sheffer a Craig Mann, Ben Wilkins e Thomas Curley. Tuttavia, senza ombra di dubbio il successo va quasi tutto a J. K. Simmons vero mattatore del film. Una discreta recitazione aiutata in maniera determinante dal personaggio di Terence Fletcher, il pignolo, severissimo, terribile insegnante che in battute e stile richiama il sergente Hartman di Full Metal Jacket. Un personaggio di successo in una società dove dietro ipocriti costumi l’odio, la rivalità e la competizione rimangono agguerrite determinanti poco variabili, portate dal film fino alle estreme conseguenze. Se da una parte è facile rivedere spirito e ritmo da Cigno Nero di Darren Aronofsky dall’altra il conflitto è estremizzato sulla dimensione esistenziale della vita. Il massimo che puoi ottenere e raggiungere, oltre ogni limite, di fronte alla quotidiana drammaticità di un’esistenza lunga ma mediocre. “Meglio vivere trent’anni e morire sfondato da un’overdose per droga e poi essere ricordato a tavola che vivere a lungo per novant’anni all’ombra del mondo in un’esistenza degna d’oblio.” Il giovane Andrew interpretato da Miles Tellernon conosce mezze misure ed è disposto a tutto per essere il nuovo Buddy Rich, perfino sacrificando l’amore. “Voglio essere uno dei grandi. Per riuscirci avrò bisogno di molto tempo, ecco perché non possiamo stare insieme.” Con queste battute silura la bella Melissa Benoist concentrandosi poi sull’unico obiettivo che meritava di essere perseguito senza mezze misure. Un film estremo con fortissimi alti, qualche battuta e frammento ormai scontati e assodati nel mondo del grande schermo e qualche assurdo basso, ma in fondo decisamente soggettivo. Divertente da vedere e facile per l’immedesimazione. Un film che sicuramente non poteva essere il trionfatore del Red Carpete del Dolby Theatre, ma del quale certi tipi di sensibilità e determinati spettatori che vivono simili esperienze ogni giorno, non possono certamente fare a meno.

Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia

 

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