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Intrattenimento, l’abusivismo impera

Silb – Confcommercio: “Le nostre segnalazioni devono essere sostenute da forze dell’ordine, amministrazioni pubbliche e anche dai cittadini”

(ASI) Oltre al danno economico da concorrenza sleale per le imprese, ci sono i rischi, soprattutto sul fronte della sicurezza, per i clienti/consumatori.

“L’abusivismo nel settore dell’intrattenimento”, dichiara Enzo Muscinelli, presidente Silb UmbriaConfcommercio, “è in grado di stravolgere e condizionare la competitività sana fra imprese. Come associazione di categoria stiamo svolgendo un ruolo di sentinelle sul territorio per combattere l’illegalità, ma non possiamo fare tutto da soli.

Abbiamo presentato decine di segnalazioni agli organi di controllo, su tutto il territorio regionale e soprattutto nel capoluogo.

Dobbiamo purtroppo registrare una generalizzata mancanza di attenzione nei confronti di un fenomeno dilagante, che in Italia sottrae al circuito economico legale oltre un miliardo di euro, che è fonte di rischi incomprensibilmente sottovalutati. Far ballare senza avere le autorizzazioni previste per legge significa, infatti, mettere a rischio la salute di chi partecipa agli eventi.

Le nostre segnalazioni, troppo spesso ignorate, devono invece essere sostenute e portate avanti dalle forze dell’ordine, dalle pubbliche amministrazioni e anche dai cittadini che dovrebbero rifiutare di firmare tessere associative per ballare, bere e mangiare.

Le vere imprese dell’intrattenimento, sottoposte a un carico fiscale e di adempimenti al limite della sopportazione, che si adoperano anche con ulteriori iniziative per la sicurezza dei clienti e il consumo responsabile dell’alcol, non vogliono essere lasciate sole a difesa della legalità”.

Il fenomeno delle discoteche mascherate da circoli ricreativi, sportivi o culturali è conosciuto a molti cittadini come esperienza vissuta, ma scarsamente registrato a livello numerico.

Il centro studi Fipe-Confcommercio ha ora realizzato per Silb, l’associazione italiana imprese di intrattenimento da ballo e di spettacolo aderente alla stessa Federazione pubblici esercizi, una ricerca dalla quale risulta chiaramente che nel 43,6% dei casi la tessera associativa fatta firmare al cliente al momento dell’ingresso in realtà è utilizzata prevalentemente per vedere amici e bere qualcosa. Non meno rilevante è il dato che riguarda l’ascolto della musica e il ballo, finalità vera per cui si sottoscrive la tessera associativa nel 13,5% dei casi.

D’altra parte, la rete dei luoghi non convenzionali, fra associazioni sociali e culturali è di circa 20.000 unità a cui vanno aggiunti altri 14.000 tipologie di circoli sportivi fra palestre, spa, centri, piscine e quant’altro. Si tratta – come spiegato nella ricerca – di potenziali luoghi di offerta di intrattenimento accompagnata da somministrazione di alimenti e bevande.

Far ballare senza avere le autorizzazioni previste per legge vale circa un miliardo di euro, valore pari a quello generato dalle strutture che consentono lo stesso tipo di offerta, ma con tutte le carte in regola. Non si tratta di poco, visto che tutto l’intrattenimento, compreso cioè anche quello non danzante, genera un valore pari a 7,5 miliardi di euro.

 

 

 

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