Olivicoltura, Confeuro: “Italia in crisi. Serve riforma strutturale”

(ASI) “Nel 2024-25 la produzione di olio d'oliva Made in Italy non andrà oltre le 244mila tonnellate, crollando al quinto posto tra i principali Paesi e con un calo complessivo del -26%. Numeri allarmanti, quelli diffusi recentemente dalla ricerca Ismea, che raccontano di un Bel Paese in grande crisi e in forte arretramento rispetto a un comparto che storicamente rappresenta un vera e propria eccellenza agroalimentare.

L’olivicoltura nostrana, infatti, sta vivendo un momento senza precedenti, aggravata dai cambiamenti climatici, dalla siccità e dall’aumento dei costi di produzione. Confeuro lancia un appello alle istituzioni affinché si intervenga con misure strutturali volte a garantire la sostenibilità e la competitività di un comparto strategico per l’economia. La riduzione della produzione nazionale di olio d’oliva evidenzia, d’altronde, la necessità di una strategia a lungo termine. È fondamentale investire nelle infrastrutture idriche per contrastare gli effetti della siccità – si guardi il caso siciliano - e migliorare la gestione delle risorse, evitando così il progressivo abbandono degli oliveti. Servono anche incentivi statali per il rinnovamento degli impianti e il sostegno alle aziende colpite dalle criticità economiche, che attendono ancora troppo tempo per risarcimenti e ristori. Insomma, senza azioni efficaci, l’olivicoltura italiana rischia di perdere definitivamente la sua posizione di primato, con gravi conseguenze sul tessuto economico e occupazionale delle zone agresti. Sollecitiamo il Governo Meloni e l’Unione Europea per un piano di rilancio basato su innovazione, sostenibilità e tutela del reddito degli agricoltori. Così, non si può più andare avanti”. Così, in una nota, Andrea Tiso, presidente nazionale di Confeuro, la Confederazione degli agricoltori europei e del mondo.

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