I retroscena di un caso giudiziario unico: il regista condannato per mafia, graziato da Mattarella intervistato da Byoblu

(ASI) Milano - Un caso giudiziario senza precedenti: un condannato per un reato di mafia ottiene la grazia dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Il noto regista e produttore cinematografico Ambrogio Crespi racconta la propria vicenda giudiziaria in un’intervista su Byoblu tv (canale nazionale 262 del digitale terrestre) domenica 15 settembre alle ore 21, condotta dal direttore Virginia Camerieri.

La sua storia ha ispirato il docufilm di Luca Telese “Stato di Grazia”, presentato alla Biennale del Cinema di Venezia, ora in concorso al Marbella Film Festival. Il suo ultimo film “Falcone e Borsellino il fuoco della memoria” è stato presentato oggi alla Camera dei deputati davanti al Ministro della giustizia Carlo Nordio.

Ai microfoni dell’emittente, Crespi racconta il proprio calvario: condannato a 12 anni di reclusione dal tribunale di Milano per concorso esterno in associazione mafiosa con l’accusa di aver procurato voti dalla ‘ndrangheta all’assessore Domenico Zambetti, candidato alle elezioni in Lombardia del 2010 (una pena poi ridotta a 6 dalla Corte d’Appello e dalla Cassazione), si costituisce nel carcere di Opera nel 2021.

Attorno alla sua vicenda nasce un movimento di opinione pubblica che accende i riflettori sulla sua estraneità nel caso giudiziario (famosi gli interventi del politico Marco Pannella e della lega internazionale “Nessuno tocchi Caino”).

Il suo “coinvolgimento” si fonda su una telefonata che il regista Crespi ricevette da un tale, Alessandro Gugliotta, amico di Eugenio Costantino che si rivelerà essere un millantatore il quale tirò in ballo il nome di Crespi, pur non conoscendolo, per poi alla fine rimangiarsi tutto. Ciò non invalidò agli occhi dei giudici la ricostruzione accusatoria.

Fu il Capo dello Stato Sergio Mattarella, nel 2021, a concedergli la grazia parziale.

“C’è stato un momento in cui volevo togliermi la vita. Quando ho capito che la condanna era definitiva, volevo togliere un peso alla mia famiglia”, si sfoga.
“Io più che l’anello debole ero l’anello forte. Se fossi stato scagionato, sarebbe venuto giù tutto l’impianto accusatorio. È giusto che mi abbiano indagato, perché se dei criminali parlano di me, l’indagine è giusta. Ma non dovevo essere arrestato. Quando viene consegnato un avviso di garanzia dovrebbe essere davvero tale per un cittadino; invece, in questo paese sei già condannato appena arriva”.

Fonte e foto: Byoblu Tv

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