(ASI) “La decisione del Tar sull’etichettatura della pasta, a prescindere dall’esito e dal merito, sancisce ancora una volta il fallimento della politica e la sua incapacità di prendere decisioni che promuovono la convivenza dei cittadini, la libertà e la prosperità”. Queste le parole con le quali Pietro Paganini, presidente di Competere, ha commentato la decisione del Tar di respingere il ricorso contro il decreto Martina-Calenda del 26 luglio 2017. “Quanto stabilito dal giudice sancisce soprattutto la sconfitta dell’Industria italiana che, come sempre più spesso accade, non è stata in grado di lavorare unita e perseguire l’obiettivo di tutelare se stessa”, prosegue Paganini, che continua: “I pastai italiani portano nel mondo un’eccellenza, che invece di essere sostenuta, è stata penalizzata, in campagna elettorale, da un Governo che ha preferito inseguire i piccoli interessi particolari, tipici della provincia italiana, piuttosto che promuovere un sistema virtuoso e vantaggioso per tutti”.

“Con questa decisione, il nostro Paese ritorna al protezionismo e tradisce i principi del libero commercio. Impone ai consumatori una qualità inferiore con l’illusione di avere un prodotto sano in quanto prodotto con materia prima italiana”, conclude Paganini, che sottolinea: “Invece di stimolare la concorrenza e riformare la filiera del grano italiano, il Governo accontenta la corporazione dei coltivatori assicurando - come negli anni del Fascismo - un mercato protetto che non punterà alla qualità. I veri sconfitti sono gli italiani, che saranno illusi, mangeranno peggio e pagheranno di più. L’Italia è un paese che si apre sempre meno al mondo e rischia di rimanere esclusa dai processi globali con gravi conseguenze”.

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