(ASI) Taranto - “Ora le offerte vincolanti, nei prossimi mesi la decisione su quale sarà la cordata che prenderà in mano le sorti dell’Ilva e che si dovrà occupare al tempo stesso delle bonifiche.                                                                                           

Sulla carta tutto sembra regolare, ma nella realtà le cose stanno diversamente. Sull’Ilva la politica ha un atteggiamento superficiale, irresponsabile, spesso delirante. Il decimo decreto sul gigante malato dell’acciaio immagina scenari inverosimili, soluzioni da mago Merlino, che non rassicurano assolutamente le persone di buon senso, consapevoli dell’esistenza di un’emergenza ambientale e sanitaria di proporzioni preoccupanti, di una situazione economica e sociale difficile. L’unica via da seguire, la riconversione totale dello stabilimento, in un’ottica di trasformazione in chiave ecologica dell’economia cittadina, non viene per nulla considerata”, lo dichiara l’onorevole Vincenza Labriola, capogruppo per il Gruppo Misto in commissione Lavoro alla Camera dei Deputati. “Il governo ci dica se vuole continuare con questo progetto distruttivo – prosegue Labriola –. Palazzo Chigi garantisca altresì ai lavoratori il contratto nazionale siderurgico, e non metalmeccanico, un sistema sanitario autonomo che aiuti i malati e le loro famiglie nella loro terra, senza mortificarli, sostegno alle economie in difficoltà e che non riescono a risollevarsi dalla crisi Ilva, sostegno a start up, green economy, università e ricerca. Questo chiedono i tarantini per iniziare a digerire il decimo decreto. Personalmente valuto invece la possibilità di un piano alternativo di riconversione totale dello stabilimento, per ricreare quelle condizioni economiche che si sono create negli anni 70 con l'apertura dell’Ilva”.

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