UE, M5S: “basta con i ricatti inglesi, anche in politica agricola"

(ASI) Roma - È paradossale che il premier inglese Cameron minacci - come ha riportato lo Spiegel - di uscire dall'Europa se Juncker sarà presidente della Commissione.


 "Un ricatto inaccettabile, che arriva da un Paese, poi, che sotto molti punti di vista, tiene sotto scacco accordi e patti economici europei. Con conseguenze dirette proprio per l’Italia - sostengono i deputati della Commissione Agricoltura del Movimento 5 Stelle - Londra ha chiesto ed ottenuto un trattamento privilegiato non solo sulla Politica Agricola Comune. L'Italia, per un assurdo meccanismo, che pare irriformabile, è un contribuente netto al bilancio dell'Unione, cioè versa più di quanto riceve sotto forma di aiuti diretti all'agricoltura e fondi strutturali, nonostante la sua economia sia più in crisi di quella di altri membri”.

"Noi abbiamo depositato una mozione, a mia firma - spiega il deputato pentastellato Filippo Gallinella - che impegna il Governo a mettere all'ordine del giorno dell'agenda europea e del prossimo semestre di presidenza italiana la revisione degli accordi di Fontainebleu ed adeguati correttivi al bilancio comunitario al fine di eliminare lo squilibrio a carico del nostro Paese".

Infatti, a causa della "correzione britannica" si consente al Regno Unito il rimborso di un importo pari al 66% della differenza tra il suo contributo al bilancio Ue e l'importo ottenuto dallo stesso bilancio, comportando, di riflesso, un ulteriore onere finanziario a carico degli altri Stati membri tra cui l’Italia. 
Questo meccanismo di sconto a favore della Gran Bretagna, noto come UK rebate che tra l'altro non ha data di scadenza, si fonda sulla decisione del Consiglio europeo di Fontainebleau del 25/26 giugno 1984, con la quale si stabilì, che "...ogni Stato membro con un onere di bilancio eccessivo rispetto alla propria prosperità relativa potrà beneficiare di una correzione a tempo debito"; ma fino ad ora nessun altro stato membro ha beneficiato di tale correzione, nonostante il dichiarato carattere generale della decisione del Consiglio di Fontainebleau. 
Roma e Parigi da sole contribuiscono a versare a Londra la metà dell'importo complessivo del "rebate” .

“Occorre modificare questi accordi onerosi per le nostre finanze - conclude Gallinella - e bisogna farlo adesso, con il semestre europeo, altrimenti sarà troppo tardi”.

Redazione Agenzia Stampa Italia

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