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(ASI) “Serve una rivoluzione sulla questione fiscale nel nostro Paese. Cambiando metodo. È necessario coinvolgere i cittadini e le imprese, altrimenti sarà una continua lotta fra l’esigenza del recupero da parte dell’Erario delle somme non pagate o evase e la sopravvivenza stessa del sistema produttivo Italiano. Al futuro presidente del Consiglio Renzi chiediamo un tavolo di pacificazione fra contribuenti e fisco, dove si individuino in maniera precisa i termini della sostenibilità dell’imposizione fiscale per imprese e cittadini e si vari un piano agevolato di rientro dei debiti tributari arretrati, in alternativa a quella minisanatoria Equitalia, che non serve a nessuno”. A chiederlo al prossimo presidente del Consiglio è il Presidente Nazionale di Confedercontribuenti, Carmelo Finocchiaro perchè bisogna permettere agli imprenditori di sedere al tavolo da cui dovrà emergere un nuovo volto dell’Agenzia delle entrate, perché di un nuovo volto c’è bisogno e questa è una delle cose fondamentali per il bene del Paese. La frattura tra Stato e cittadini che Equitalia ha determinato non è roba immediatamente sanabile.

Gli evasori crescono, nonostante le campagne pubblicitarie pagate fior di quattrini, e il perché risiede in almeno un paio di fattori:

- la pressione fiscale ha raggiunto livelli intollerabili;

- chi per negligenza o errori non è in pari con i versamenti delle imposte ha paura dell’autodenuncia, il terrore delle ganasce e delle ipoteche vince sulla voglia di essere in regola;

- in Italia, come nel mondo, esistono i disonesti;

- molti italiani, non sono in grado di pagare quanto dovuto;

L’attuale sistema tributario è stato appiattito sull’idea che sia il cittadino (o l’impresa) a dover dimostrare di non essere un bandito. Un pregiudizio che mina il rapporto Stato-cittadini. Ecco perchè serve un patto. “Un “patto” per sconfiggere l’evasione fiscale e per facilitare chi paga, di fronte alla grave situazione economica che vive il Paese. Bisogna evitare che la “questione fiscale” alimenti quelle tendenze anti Stato che rischiano di allontanare sempre di più i cittadini dalle istituzioni e portano le imprese a emigrare verso nazioni con sistemi fiscali meno costosi e con regole più’ semplici”. La guerra va fermata. Servono vie di uscita, dando realmente la possibilità di compensare crediti vantati dallo Stato con i debiti tributari, la riforma della giustizia tributaria che costituisce una priorità non rinviabile, “la semplificazione normativa, la determinazione del reddito in maniera analitica, una vera progressività delle imposte, una giusta tassazione delle rendite finanziarie e patrimoniali, l’estensione del tutoraggio per tutti i contribuenti da parte dell’Agenzia delle Entrate. Queste sono alcune delle questioni che poniamo a Renzi per tutelare chi produce e lavora”. Chiediamo una risposta e aspettiamo quanto prima d'incontrarlo.

 


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