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(ASI)Utilizzare come copertura San Francesco e la cultura della solidarietà per giustificare una politica delle braccia aperte riduce un problema ormai strutturale a mera dichiarazione ideologica che decade nella propaganda politicamente corretta ma che è ben lontana dalla sensibilità e dal consenso dei cittadini. Le dichiarazioni del Vice Presidente della Giunta regionale hanno di fatto creato solo allarmismo e non basta certo porre condizioni economiche  e geopolitiche al Governo centrale per tranquillizzare Comunità ormai esasperate da una fonte evidente di criticità sociale.

Il problema ha una valenza certamente nazionale ed è evidente di come il Governo italiano debba fare la sua parte per non far considerare la Penisola come frontiera inclusiva che non interagisce nel coinvolgimento e nella responsabilità degli altri Stati dell'Unione.

La solidarietà ha un senso e trova risvolti positivi solo con l'organizzazione e senza prendersi responsabilità oltre le proprie forze.  Quindi, prima di dare disponibilità a nuovi flussi all'interno della nostra Regione occorre un monitoraggio sull'impatto socioeconomico  nel tessuto umbro degli arrivi del 2011 e verificare la disponibilità delle Comunità locali con precise manifestazioni di volontà in tal senso e che pertanto devono necessariamente essere espresse dai rispettivi Consigli comunali.

A questo si devono affiancare politiche per la sicurezza anche ai sensi della normativa regionale vigente che stanzino  risorse per la repressione e non solo per l'inclusione.

Non serve demagogia ma un'azione concreta e solidale che aiuti chi ha reali necessità e penalizzi le dinamiche delinquenziali che spesso esulano dall'azione estemporanea ed isolata per adempiere a disegni più vasti di destabilizzazione dell'intera area del Mediterraneo.

 

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