Dibattiti. Vertice Trump–Putin: perché Ortona può essere l’Alaska italiana

(ASI) Riceviamo e Pubblichiamo .  Il presidente dell’Associazione degli Italiani Amici della Russia, Lorenzo Valloreja, in merito al vertice di domani in Alaska tra Trump e Putin, ha rilasciato la seguente dichiarazione: «Quando due leader di questo calibro fissano un summit, dietro c’è un lavoro lungo mesi dei cosiddetti sherpa, che preparano un accordo di massima da rifinire solo ai massimi livelli.

Dunque, l’inserimento forzato di Zelensky sarebbe stato senz’altro un sabotaggio. In un’intesa simile esistono clausole riservate, e la sola sua presenza avrebbe potuto far saltare punti cruciali come la rimozione, entro cinque anni, delle testate nucleari USA dalla Romania, lo scioglimento del battaglione Azov o la sua uscita dalla presidenza ucraina al momento della pace. Trump lo sa bene e, con abile mossa, ha rinviato ogni decisione ufficiale su Kiev. L’unico leader europeo a parlare chiaro, come al solito, è stato Viktor Orbán: “Gli ucraini hanno perso questa guerra, bisogna chiudere il prima possibile”. Prima che i danni per i Paesi UE siano ancora più grandi di quelli che già stiamo sopportando. Ma l’Italia, in tutto questo, potrebbe avere un ruolo diplomatico di rilievo? Non a caso, l’8 agosto Trump aveva chiesto a Giorgia Meloni un incontro a Roma o in Vaticano con Putin e Zelensky. Noi lavoriamo da anni per un formato a cinque (USA – Russia – Ucraina – Italia – Vaticano) e proponiamo Ortona: città delle Sacre Ossa di San Tommaso, venerate da cattolici e ortodossi, e teatro della “piccola Stalingrado d’Italia” del 1943. Il rifiuto di Mosca per l’Italia come sede nasce da anni di russofobia: dallo stop allo Sputnik alle accuse di spionaggio durante il Covid, dagli aiuti militari a Kiev alle sanzioni e al sequestro di 2,3 miliardi di beni russi. Eppure, l’Italia ha bisogno della Russia più dell’aria che respira. La nostra proposta: vertice a Ortona, organizzato dal Vaticano, con Kirill e Trump presenti. Due simboli cari a russi e ucraini — le reliquie dell’Apostolo e le ossa dei caduti della Seconda guerra mondiale — come cornice di un accordo di pace. Il 15 agosto, in Alaska, vedremo un segnale di dialogo che l’Europa cerca di ostacolare. L’Italia deve invece mostrarsi intelligente, lungimirante e meno aggressiva. Come San Francesco d’Assisi nel 1219 e Giorgio La Pira in Vietnam, anche oggi una diplomazia “di secondo binario” può ricomporre il quadro internazionale. La pace è partecipazione: e in questa partita, Ortona e l’Italia — se la Meloni raccoglie questo nostro ragionamento — sono ancora “in pole”».

Lorenzo Valloreja

Presidente dell’Associazione degli Italiani Amici della Russia

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