Cina. Sale ancora PMI manifatturiero, bene servizi e costruzioni mentre governo aumenta deduzioni fiscali

(ASI) Come di consueto in ogni ultimo giorno del mese, anche ieri sono usciti i dati relativi agli indici PMI in Cina. Secondo quanto diramato dal Dipartimento Nazionale di Statistica, il settore manifatturiero ha registrato un nuovo miglioramento ad agosto, dopo le buone performance dei due mesi precedenti.

L'indice PMI manifatturiero è infatti aumentato per il terzo mese consecutivo, raggiungendo 49,7 punti rispetto ai 49,3 segnati a luglio. Si avvicina, dunque, il traguardo di quota 50, soglia ritenuta decisiva dagli esperti per capire se un settore è in fase espansiva o contrattiva.

Tra i 21 comparti industriali presi in esame, ad agosto sono stati 12 quelli in espansione contro i 10 rilevati nel mese precedente. Più in generale, secondo l'analista Zhao Qinghe, si osserva «un miglioramento complessivo nel clima manifatturiero».

Per quanto riguarda le attività non-manifatturiere, forti sin dall'inizio dell'anno, quando Pechino ha rimosso le misure di contenimento del contagio e ha riaperto i confini nazionali, sia i servizi che l'edilizia proseguono la loro lunga fase espansiva, guidando la ripresa dell'economia cinese nella fase post-pandemica.

L'indice PMI non-manifatturiero si è attestato a quota 51 punti ad agosto, in calo rispetto al dato di luglio (51,5) ma comunque segno di un settore ancora saldamente in fase espansiva. Lo stesso Zhao ha riferito che i servizi hanno sostenuto l'impulso della ripresa ad agosto attraverso i consumi delle vacanze estive, così come l'edilizia ha registrato una più rapida espansione.  

Nel dettaglio, il sotto-indice relativo ai servizi ha toccato i 50,5 punti: tra questi hanno segnato risultati particolarmente lusinghieri le attività commerciali legate ai trasporti, l'alberghiero e la ristorazione, tutti ben al di sopra dei 55 punti per due mesi consecutivi. È tuttavia il sotto-indice relativo all'edilizia a mostrare i segnali più confortanti, con un punteggio pari a 53,8 punti contro i 51,2 di luglio, evidenziando che l'ottimismo tra gli operatori di settore resta alto, secondo Zhao.

Smentite, dunque, per ora le catastrofiche previsioni circolate sulla stampa mainstream a seguito dell'istanza di fallimento presentata lo scorso 18 agosto dal colosso immobiliare cinese Evergrande negli Stati Uniti: un passo ritenuto «necessario per ristrutturare i suoi 32 miliardi di dollari di debito estero, e alla fine tornare alle normali operazioni» [N. Gordon, Fortune Italia, 18/8/2023]. Toni apocalittici che somigliavano molto a quelli utilizzati già a settembre 2021, quando i gravi problemi finanziari del gigante asiatico del real estate erano finiti per la prima volta sotto i riflettori internazionali.

La fase di trasformazione dell'economia cinese procede, dunque, piuttosto speditamente, al netto di ostacoli, difficoltà e problemi che pure hanno convinto la leadership a serrare i ranghi ed aumentare il livello di guardia per il rischio di possibili ripercussioni sociali. Una conferma importante a questo riguardo è arrivata proprio nell'ultimo giorno di agosto, quando gli osservatori finanziari cinesi hanno annunciato la prossima introduzione di misure finalizzate ad adeguare ed ottimizzare le politiche del credito immobiliare.

La ricetta scelta da Pechino sin dal 2015, quando fu introdotta per la prima volta la riforma strutturale dell'offerta, continua ad essere essenzialmente la stessa: un mix ponderato di politiche monetarie e politiche fiscali, aggiornate o modificate di volta in volta a seconda del contesto e della congiuntura internazionale.

Lo scopo è quello di sostenere i consumi interni, ormai da anni traino della crescita nel Paese asiatico, non tanto attraverso il ricorso al debito pubblico (spesa sociale) quanto piuttosto per mezzo di misure indirizzate a famiglie e piccole/medie imprese tese, da un alto, a facilitare l'accesso al credito e, dall'altro, a ridurre e semplificare oneri fiscali ed amministrativi.

È proprio di ieri la notizia, diffusa dal Consiglio di Stato, che il governo ridurrà ulteriormente la pressione fiscale per chi ha figli a carico o anziani da assistere. A partire dal primo gennaio prossimo, la base imponibile del reddito individuale di genitori con figli al di sotto dei tre anni d'età sarà ridotta di 2.000 yuan (pari a circa 253,76 euro) al mese per ogni figlio, raddoppiando la quota rispetto alla deduzione attualmente in vigore, pari a 1.000 yuan.  

Per chi deve assistere persone al di sopra dei 60 anni d'età o nonni con figli deceduti, la deduzione dal reddito individuale imponibile raggiungerà invece un massimo di 3.000 yuan al mese se il parente assistente è figlio/a unico/a. Chi ha fratelli o sorelle può scegliere se condividere la quota di deduzione. In questo caso, l'aumento rispetto alla base imponibile attualmente in vigore è di 1.000 yuan.

Il piano speciale di incremento della deducibilità fiscale sui redditi individuali non nasce come risposta alla pandemia, che ne ha semmai accentuato l'importanza. Era infatti stato presentato per la prima volta nel 2018 con l'obiettivo generale di ridurre l'imposizione per tutti coloro che devono sostenere determinate spese in ambiti quali l'istruzione dei figli, la formazione continua, i trattamenti medici per gravi malattie, i prestiti immobiliari, gli affitti e l'assistenza agli anziani.

 

Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia

 

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