Perù, ancora proteste e repressione

(ASI) Riprendono le proteste in Perù, scatenate in questa occasione dal rinnovo dei vertici del Congresso peruviano. Anche in questa occasione le contestazioni hanno interessato l’operato del governo di Dina Boluarte, con decine di manifestanti che sono scesi nelle strade subendo la repressione da parte delle forze di polizia nei pressi del Parlamento.

 

In particolare le violenze hanno interessato i cittadini che avevano organizzato un sit-in contro il Congresso, molti di loro sono stati picchiati in viale Abancay nella capitale, Lima. “Urgente, urgente. Chiudiamo il Congresso. Il sangue versato non sarà mai dimenticato e il popolo unito non sarà mai sconfitto”, sono stati alcuni degli slogan urlanti dai manifestanti davanti al Parlamento presidiato dalle forze di polizia.
I manifestanti agitavano bandiere peruviane e alcuni whipala, usati dalle popolazioni indigene, inoltre c’erano anche striscioni in sostegno dell’ex presidente, destituito, Pedro Castillo.
Tra le cause che hanno scatenato le nuove proteste l’elezione di Alejandro Soto Reyes del partito di centrodestra Alianza para el Progreso (App), Alejandro Soto Reyes, quale nuovo presidente del Congresso della Repubblica per il biennio 2023-24, al nuovo presidente viene contestato l’essere indagato per associazione a delinquere insieme al leader dell’App César Acuña Peralta.
Contestualmente sono stati eletti anche Hernando Guerra-García (Forze Popolari), Waldemar Cerrón (Libre Peru) e Rosselli Amuruz (Avanza País) rispettivamente alla prima, seconda e vicepresidenza.
Secondo la legge peruviana il capo del Parlamento rappresenta la seconda carica della Stato e subentrerebbe al primo mandatario in caso di dimissioni o destituzione di questo.

Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia

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