Assange, Gb: “Sì a estradizione negli Usa”

(ASI) La ministra dell'Interno britannica, Priti Patel, ha ordinato l'estradizione Julian Assange negli Stati Uniti. L’autorizzazione finale da parte della responsabile dell'Home Office, considerato scontato, è giunto dopo era stata completata, nel Regno Unito, la procedura giudiziaria sulla controversa vicenda dell'attivista australiano.

Quest’ultimo rischia di scontare, in un carcere americano, una considerevole pena per aver aiutato a divulgare, mediante la piattaforma online Wikileaks, documenti riservati contenenti anche informazioni su crimini di guerra commessi dalla forze americane in Iraq e Afghanistan.


"Un giorno buio per la libertà di stampa", ha commentato WikiLeaks.

ll cofondatore di tale realtà, che compirà 51 anni il prossimo 3 luglio, non sarà  consegnato alle autorità di Washington immediatamente. Ha infatti ancora 14 giorni di tempo per tentare un ultimo appello, contro l'adeguatezza del provvedimento ministeriale, di fronte alla giustizia britannica. Se sarà respinto (come altamente  probabile), di provare a rivolgersi pure alla Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo, organismo che fa capo al Consiglio d'Europa di cui il Regno Unito fa tuttora parte. "In base alla legge sull'estradizione (Extradition Act) del 2003, il ministro è tenuto a firmare l'ordine di estradizione se non ha basi per proibire che esso venga eseguito", si legge in una nota esplicativa diffusa a nome di Patel dall'Home Office, il dicastero dell'Interno britannico.

Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia

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