(ASI) La Cina ha rimandato al mittente le accuse, rivoltelle ieri dagli Stati Uniti, dai loro alleati, dalla Alleanza Atlantica, e dall’ Unione europea in merito ai massicci attacchi informatici, attribuiti al gigante asiatico, contro i server di Microsoft.

La nazione del Dragone ha definito tali affermazioni come "infondate" e "irresponsabili". Il governo di Pechino ha levato la propria voce di protesta, mobilitando le sue ambasciate, in Australia e Nuova Zelanda, tramite due note separate. La missione diplomatica a Wellington ha parlato di prese di posizione "totalmente infondate e irresponsabili", frutto di "diffamazione dolosa". L’ altra, quella a Canberra, ha reso noto che le autorità locali si comportano da “pappagallo" della retorica americana, descrivendo Washington come "il campione mondiale degli attacchi informatici dannosi".

Durissima la presa di posizione anche di Londra. L’ attacco all'Exchange Server di Microsoft, degli hacker affiliati al governo cinese, rappresenta una "linea d'azione sconsiderata ma familiare". Lo ha fatto sapere il ministro degli Esteri britannico. Domic Raab, domandando così a Pechino di porre fine alle attivita' di "sabotaggio informatico sistemico".

Difendiamo la sicurezza informatica e ci opponiamo, con decisione, a qualsiasi forma di attacco tramite il cyberspazio, ha affermato l’ ambasciata cinese in Norvegia. Le accuse nei nostri confronti rappresentano “manipolazione politica collusiva", evidenzia la nota della sede diplomatica. Quest’ ultima chiede al governo di Oslo di fornire ulteriori prove delle accuse, dicendosi disponibile a collaborare, “con tutte le parti interessate, per combattere congiuntamente le attivita' illecite” che avvengono nel web.

Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia

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