(ASI) Le sanzioni varate dall’ Occidente non hanno avuto l’ esito sperato. Sembra inarrestabile l’ ondata di violenza che sta interessando, ormai da diverse settimane, la Birmania.

C’è preoccupazione per l’ incapacità, sempre più evidente da parte della comunità internazionale, di porre un argine alle ostilità nel Myanmar. Esse sono proseguite, purtroppo insieme ad una lunga scia di sangue, anche nelle ultime 24 ore. Il bilancio reso noto, dall’ Onu, parla di almeno 54 morti (che si aggiungono ai 38 di ieri) e di 1.700 arrestati dal giorno in cui è iniziato il colpo di stato, da parte dei militari, il primo febbraio scorso. Lo hanno affermato le Nazioni Unite in un comunicato stampa diramato ai media. L’ ente internazionale – è possibile leggere nella nota - ha chiesto così, per l’ ennesima volta, la cessazione dei tragici eventi in loco. Ha lanciato pertanto un ulteriore e drammatico appello affinchè nessuno si azzardi a uccidere più i dimostranti. La voce della democrazia – ha sottolineato l’ organizzazione che ha sede a New York - non deve essere azzittita, al pari dei diritti umani. Gli episodi, in loco, viaggiano in direzione contraria. Un commerciante a Rangoon ha detto di avere udito, anche questa mattina, colpi di arma da fuoco nell’ area in cui si trovava. Non si hanno, per il momento, notizie di ulteriori vittime. Le proteste, comunque, continuano non solo in quel centro urbano, ma anche in quello di Mandalay, al pari di altre città del paese asiatico. E’ stato celebrato stamane, intanto, il funerale di Kyal Sin, una ragazza di 19 anni uccisa a Mandalay dalle forze di sicurezza. La cerimonia funebre, in suo ricordo, è stata trasmessa in diretta su Facebook, nonostante la giunta militare abbia vietato il social network di operare nell’ intera nazione.

Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia

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