(ASI) Sale la tensione in Birmania. Le pressioni della comunità internazionale, con le sanzioni varate dalla neo amministrazione americana guidata da Joe Biden volte ad una soluzione pacifica dell’ attuale e grave crisi, non sembrano sortire alcun effetto. 

Gli appelli alla calma dell’ Unione europea e dell’ intero Occidente paiono, ogni giorno di più, cadere nel vuoto. Le manifestazioni, in corso da settimane nell’ ex Myanmar contro la giunta militare che ha preso illegalmente il potere, vengono infatti pesantemente represse con l’ uso della forza. Le autorità continuano dunque a usare il pugno duro. Almeno 18 persone sono rimaste uccise negli scontri, avvenuti ieri tra i dimostranti e le autorità, nella giornata più sanguinosa dall'inizio delle proteste contro il golpe del primo febbraio. La notizia è stata diffusa dalla Bbc. La rete televisiva del Regno Unito di Gran Bretagna ha citato fonti mediche. Queste ultime hanno riferito in merito all’ uso di gas lacrimogeni, insieme a proiettili veri e di gomma, nelle città di Yangon, Dawei e Mandalay.

E’ iniziato intanto il processo nei confronti della leader, Aung San Suu Kyi. E’ comparsa, in collegamento video davanti al giudice che dovrà valutare la sua colpa inerente alla “importazione illegale di ricetrasmittenti” e per “aver organizzato una protesta durante la pandemia” legata al Covid 19. Lo ha riferito, ai giornalisti, il legale, Nay Tu, della donna settantacinquenne, specificando che è stata accusata, durante l’ udienza, di altri due crimini relativi alla “violazione della legge sulla comunicazione e incitamento al disordine pubblico”. Il prossimo appuntamento, fissato dal tribunale, è previsto per il 15 marzo.

L’ Onu ha condannato, nel frattempo per l’ ennesima volta, quanto sta accadendo nel paese, invitando al rispetto dei diritti civili. Lo ha affermato, in un comunicato stampa diramato agli organi di informazione, la portavoce del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, Ravina Shamdasani.

Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia

 

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