(ASI) Le proteste in corso in Bolivia rappresentano un colpo di stato. Questa la dura accusa lanciata ieri dal presidente boliviano Evo Morales che ha duramente stigmatizzato quanti parlano di brogli nelle elezioni che dovrebbero avergli conferito il quarto mandato presidenziale.


Il primo mandatario di La Paz si è anche rivolto alla popolazione dicendo: “Siamo in uno stato di emergenza” invitando i movimenti sociali ad una mobilitazione pacifica e costituzionale per difendere la democrazia. Finora abbiamo sopportato e sopportato con pazienza evitando il ricorso alla violenza”.
Il clima si è fatto incandescente poiché i risultati elettorali definitivi tardano ad arrivare.
Gli ultimi aggiornamenti parlano di uno scrutinio fermo al 98% con il Supremo tribunale elettorale boliviano (Tse) che accredita Morales del 46,77 ed il suo principale sfidante Carlos Mesa del 36,75% ovvero appena un’inezia sopra quel distacco del 10 percento che esclude il ricorso al ballottaggio tra i due.
Tutto però è fermo a causa della lentezza con cui si sta svolgendo il voto nel dipartimento di Chuquisaca che anche se di pochissimo potrebbe modificare il voto e obbligare i due contendenti ad un secondo turno.
A Santa Cruz de la Sierra intanto è in corso uno sciopero in segno di protesta per ciò che l'opposizione considera una "frode scandalosa",
Carlos Mesa da parte sua ha intanto chiesto alla comunità internazionale di vigilare per evitare che Morales trasformi la Bolivia in una dittatura.

Fabrizio Di Ernesto-Agenzia Stampa Italia

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