(ASI) Il mondo è sempre più preoccupato per la nuova crisi in Medioriente che ha già provocato 61 morti e 2400 feriti fra i palestinesi.

Gli scontri tra israeliani e palestinesi, causati dalla forte contrarietà all’apertura di ieri della nuova ambasciata americana a Gerusalemme, sono proseguiti anche oggi. La giornata odierna è stata caratterizzata dal ricordo della “Nakba” (l’esilio degli arabi seguito alla nascita di Israele). Le violenze, delle ultime 24 ore, hanno avuto ripercussioni diplomatiche: la Turchia ha deciso così di espellere gli ambasciatori di Tel Aviv e di Washington e lo Stato ebraico ha domandato al rappresentante di Ankara di tornare in patria per consultazioni. Sono piovute durissime critiche per l’atteggiamento della Casa Bianca persino dall’Europa. L’ambasciatrice statunitense all’Onu ha posto il veto ieri a un comunicato, suggerito dal Kuwait, che chiedeva un’indagine indipendente delle Nazioni Unite su quanto capitato ieri a Gaza. Il Consiglio di Sicurezza è tornato a riunirsi, in via d’urgenza vista la gravità della situazione, anche oggi e la rappresentante di Donald Trump, Nikki Haley, ha abbandonato la sala del palazzo di vetro, in cui si stava svolgendo l’importante vertice, durante il discorso del rappresentante palestinese. “Quanti bambini devono ancora morire? Perché avviene questo massacro e il Consiglio di Sicurezza non fa nulla?”, ha chiesto il diplomatico, definendo “disperata” la situazione nella Striscia. Numerosi appelli della comunità internazionale hanno chiesto alle parti di fermarsi prima che scoppi una guerra regionale e diventi troppo tardi per fermarla.

 

Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia

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