(ASI) Migliaia di cileni sono scesi in pizza per chiedere con forza la riforma del sistema pensionistico locale. Attualmente il settore è regolato da una legge varata nel 1981, ovvero quando il paese viveva sotto la dittatura atlantico-liberista di Augusto Pinochet che prevede che i contribuiti dei lavoratori vengano gestiti da soggetti privati. Alla marcia che si è svolta ieri hanno partecipato poco meno di 100mila persone nonostante il maltempo che ha imperversato in tutto il paese.


Mario Mandiola, coordinatore del movimento che chiede la riforma del settore, ha dichiarato: “La gente ha partecipato in massa nonostante il tempo. La questione è molto sentita”.
Attualmente i contributi vengono gestiti attraverso gli Afp, amministratori dei fondi pensione. Secondo gli ultimi dati attualmente il 90,75 per cento delle persone in quiescenza percepisce una pensione inferiore ai 154.304 pesos, (circa 230 euro) cifra equivalente alla metà del salario minimo stabilito per legge nel paese indio-latino.
È stato calcolato che sei fondi privati concentrino i contributi dei lavoratori e che il 60 per cento di questi sia investito in società che operano fuori dal Cile; il movimento per la riforma chiede una maggiore solidarietà ed una ridistribuzione del sistema pubblico in base al quale ognuno paghi secondo le proprie capacità e riceva in base alle proprie esigenze”.
Il governo per il momento ha respinto le richieste dei manifestanti aprendo alla possibilità di aumentare del 5 per cento le pensioni rilanciando la lotta all’evasione fiscale e fornendo incentivi per ritardare il pensionamento e l’introduzione di contributi obbligatori per i lavoratori autonomi.

Fabrizio Di Ernesto – Agenzia Stampa Italia

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