Intervista ASI. Diana Johnstone: "Se la Clinton diventasse presidente il mondo finirebbe nel caos"

(ASI) Abbiamo incontrato Diana Johnstone autrice del saggio “Queen of Chaos: The Misadventures of Hillary Clinton”, tradotto in italiano con il titolo “Hillary Clinton – Regina del caos” dalla casa editrice Zambon.

Con lei abbiamo parlato della politica estera statunitense e della corsa alla nomination tra i Democratici per la successione al presidente Barack Obama. La Johnstone ha illustrato in dettaglio l’operato della Clinton, smentendo, tra l'altro, alcuni luoghi comuni fin troppo diffusi su una presunta superiorità morale dei Democratici rispetto ai Repubblicani.

Come nasce l’idea del suo libro?

Due cose mi hanno spinto a scrivere questo libro. In primo luogo, la guerra che ha distrutto la Libia. In secondo luogo, l'aumento delle ostilità verso il presidente russo Vladimir Putin e la Russia, atteggiamento che rischia di portarci alla terza guerra mondiale. Questi due aspetti sono i principali fattori che ci stanno portando verso il caos globale e Hillary Clinton è il personaggio politico che capeggia questa tendenza. Il mio libro non parla solo della Clinton; lei rappresenta la personificazione di tutto ciò che è sbagliato nella politica estera degli Stati Uniti negli ultimi 65 anni. Il mio libro è una critica all’ideologia, alla pratica e agli obiettivi della politica estera statunitense.

Chi è Hillary Clinton, e cosa accadrebbe se lei fosse il successore di Obama?

Come Segretario di Stato, Hillary Clinton ha convinto Obama ad andare in guerra per rovesciare il leader libico Gheddafi. Obama era esitante e il Pentagono si era opposto alla guerra, ma alla fine hanno prevalso le argomentazioni della Clinton. Quando Gheddafi è stato brutalmente assassinato, ha reagito con gioia dicendo: "Siamo venuti, abbiamo visto la situazione, abbiamo vinto e deposto il dittatore (parafrasando il motto di Giulio Cesare: "Veni, vidi, vici", ossia "venni, vidi, vinsi" ndr)", e ha riso sonoramente. Lei e i suoi consiglieri volevano usare la guerra libica per garantire a lei l’elezione alla Casa Bianca. Infatti il successo di questa operazione l'avrebbe accreditata come presidente capace di rovesciare i governi stranieri, abile a mettere in pratica la teoria del "cambio di regime"in politica estera. La guerra però ha creato un tale caos nel paese nordafricano che ora, Hillary Clinton esita a ricordare i suoi meriti. Per quanto riguarda la Siria, ha più volte fatto pressioni su Obama per ripetere l’operazione libica. È stata lei a battersi per l’applicazione di una “no fly zone” e per dare sostegno militare ai ribelli siriani che volevano rovesciare il governo di Bashar al Assad. La politica statunitense ha generato il caos in tutto la regione Mena (Medio Oriente/Nord Africa), caos che poi si è riversato in Europa sotto forma di rifugiati e migranti. Considerando questi precedenti sarebbe peggio di Obama. Come i “neocon” che hanno spinto l’ex presidente George W. Bush nel 2003 alla guerra in Iraq, la Clinton rivendica il diritto ed il dovere degli Usa di plasmare il mondo intero secondo le loro idee e principi. Tra i suoi sostenitori figura il miliardario israelo-statunitense Haim Saban ed ha già promesso di essere più filo Israele di tutti coloro che sono già stati alla Casa Bianca.

A suo parere perché nei media Repubblicani e Democratici vengono presentati in due modi molto diversi?

Negli ultimi 25 anni, il Partito Democratico si è spostato a destra, spingendosi oltre il Partito Repubblicano. In altre parole i Democratici, che un tempo erano un movimento sostanzialmente “socialdemocratico”, hanno iniziato ad adottare politiche neoliberiste che favoriscono solamente i grandi capitali finanziari e le politiche dei “neocon”, favorendo le guerre all’estero. La differenza tra i due partiti è che i Democratici preferiscono giustificare le loro guerre di aggressione come umanitarie utili a proteggere le popolazioni dai dittatori che li massacrano. Negli ultimi anni i Democratici hanno iniziato a seguire politiche di destra, costringendo il GOP ( sta per Grand Old Party, ossia come viene chiamato dal popolo il Partito Repubblicano n.d.r.) a cercare nuovi temi su cui contrastare i rivali che fanno quello che i Repubblicani farebbero normalmente. Ted Cruz, principale rivale di Donald Trump nelle primarie repubblicane è un fanatico cristiano evangelico di destra che ha come unica qualità quella di essere troppo estremista per essere eletto.


Cosa ne pensa del candidato repubblicano Donald Trump?
 
Con grande abilità Donald Trump ha saputo approfittare della confusione interna al GOP per diventare il grande favorito delle primarie repubblicane. Per farlo ha utilizzato una retorica disinibita che fa presa sull’elettorato medio del partito repubblicano, il cui risentimento verso le attuali politiche di Washington lo fa essere emotivo e incoerente. È molto difficile conoscere cosa potrebbe fare realmente Trump se venisse eletto. Ciò è dovuto dal fatto che nei suoi comizi Trump fa affermazioni stravaganti e spesso contraddittorie. In politica estera ha detto che vuole la pace e fare affari con la Russia, e questo appare positivo. Purtroppo però appare ignorante e impulsivo, quindi non è del tutto rassicurante. Bernie Sanders, che a sorpresa è diventato il principale sfidante della Clinton nella nomination democratica, si è opposto alla guerra in Iraq, ma rimane vago sulla politica estera.                Tuttavia, l' aspetto che molti dei suoi sostenitori sono contro la guerra, così come la sua provata onestà, i suoi modi e il suo buon senso sono elementi che inducono a pensare che un’eventuale presidenza Sanders potrebbe essere un importante passo avanti verso la pace nel mondo. Bisogna però considerare che i massa media, Wall Street, e tutto l’apparato democratico sono schierati a favore della Clinton e si oppongono a Sanders in tutti i modi, nonostante il grande seguito che questi ha saputo conquistarsi soprattutto tra i più giovani. Il successo che stanno ottenendo due personaggi come Trump e Sanders è la dimostrazione di un profondo e diffuso malcontento popolare verso l’attuale politica statunitense. È ironico che l’Europa veda negli Usa un modello da seguire mentre gli statunitensi si sentono traditi dai loro leader.

Ha già in mente l’argomento del suo prossimo libro?

Se trovo il tempo vorrei scrivere un saggio sui cambiamenti nella mentalità collettiva dominante degli Stati Uniti. Mi baserei sulle memorie di mio padre che personificava questo cambiamento. Nel 1940 era un economista che lavorava per il Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti durante il New Deal che aveva come finalità il miglioramento del tenore di vita dei lavoratori statunitensi. Il focus del paese era il benessere umano. Un paio di anni dopo gli Usa erano in guerra e l’obiettivo era diventato quello di uccidere il nemico. Da allora non è cambiato nulla. Prima di andare in pensione mio padre lavorava per il Pentagono come consigliere economico per i militari impegnati nel progetto nucleare. Mio padre era rimasto un umanista contrario alla guerra, ma il paese era cambiato. Ora gli Usa si concentrano su come perfezionare i sistemi degli armamenti. La guerra può distruggere la parte migliore del paese che vince una guerra. Tutto ciò che scrivo ha come obiettivo quello di ritornare a quello spirito di pace e benessere umano spazzato via nel corso della seconda guerra mondiale.

Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia

 

Biografia

Diana Johnstone giornalista, analista politica e studiosa di geopolitica. Nasce a Saint Paul, nello Stato del Minnesota, nel 1931 ma cresce a Washington in un ambiente progressista, dato che i suoi genitori facevano entrambi parte del BrainTrust del New Deal del presidente Franklin D. Roosevelt: sua madre contribuirà alla nascita del Social Security Act del 1935, mentre suo padre sarà al fianco del segretario all’Agricoltura, Henry Wallace, futuro 33° presidente degli usa. La Johnstone consegue un’istruzione cosmopolita (baccalaureato in Russian Studies e Phd in letteratura francese) e, durante la guerra del Vietnam, organizza i primi contatti internazionali tra cittadini americani e rappresentanti vietnamiti. Dal 1990 al 1996 lavora nell’ufficio stampa dei Verdi al Parlamento europeo. È autrice di The Politics of Euromissiles: Europe in America’s World (1983), Fools’ Crusade: Yugoslavia, nato and Western Delusions (2003) – discusso pamphlet in difesa del quale si sono mobilitati Noam Chomsky, Arundhati Roy, Tariq Ali e John Pilger – e di Hillary Clinton. Regina del caos (2015). Vive a Parigi da più di trent’anni.

 

 

 

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