(ASI) Dopo l'esecrabile azione terroristica che ha sconvolto la normalità di una Parigi del venerdì sera, c'è stato un ininterrotto susseguirsi di rullii di tamburi e di proclami di guerra.

Un presidente Hollande attonito e tumefatto che fa ai suoi connazionali una grande rivelazione: "La Francia è in guerra". Ma a chi credeva di rivolgersi? A degli sprovveduti? I Francesi sapevano benissimo di essere già in guerra, anche se non sono stati sufficientemente informati e difesi: informati dei rischi che correvano a causa di una politica estera 'disinvolta'; difesi adeguatamente dagli apparati statali. Sono anni che la Francia è militarmente operativa, senza soluzione  di continuità  fra i governi Sarkozy (destra conservatrice) e Hollande (sinistra progressista), anche se variano i bersagli: prima l'Africa centrale (Repubblica Centroafricana, Mali, Costa D'Avorio, ecc.), poi quella settentrionale (Libia) ed infine in Medio Oriente (Iraq e Siria). Evidentemente per Hollande ed il suo entourage il problema era fondamentalmente uno: come fare a mettere i Francesci di fronte a questa verità imbarazzante. Compito che senz'altro gli  è stato facilitato dai terroristi.

 

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