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Correa si conferma alla guida dell’Ecuador
(ASI) Con il 60% dei consensi Rafael Correa è stato confermato, già al primo turno alla guida dell’Ecuador. Per  l’economista ideatore del “Socialismo del buen vivir” si tratta del terzo mandato consecutivo alla guida del paese indio-latino. La vittoria era parsa evidente già con i sondaggi pre-elettorali e i primi exit poll hanno confermato ciò che tutti sapevano, basti considerare che il primo degli sconfitti, l’ex banchiere Guillermo Lasso, ha raggiunto a mala pena il 20%, ovvero un terzo dei voti ottenuti dal presidente uscente.

Come detto terza investitura popolare per Correa che così governando fino al 2017 potrà dire di essere rimasto al potere per ben dieci anni consecutivo, un vero e proprio record in una nazione dove tra il 1997 ed il 2007, ovvero prima dell’avvento di Correa, ci sono stati ben sette presidenti diversi.  Prima di Correa quello andino era un paese in ginocchio; una grave crisi economica scatenata principalmente dall’assunzione di misure neoliberista ovvero privatizzazioni selvagge, flessibilizzazione estrema del lavoro, svalutazione dei salari, a cui si andarono ad aggiungere la crisi finanziaria dell’epoca e il drastico calo del prezzo del petrolio di cui l’Ecuador è da sempre grande esportatore, aveva infatti provocato pesanti ripercussioni sulla vita della popolazione. Per peggiorare ancora di più la situazione fu perfino decisa la dollarizzazione del paese.Con l’arrivo dei diktat di Fmi la situazione precipitò ed una sollevazione popolare portò al paese l’attaule presidente; questi iniziò a seguire, pur moderandole, le misure applicate da Chavez in Venezuela che in pochi anni hanno risollevato il paese tanto che nel 2012, l’Ecuador è risultato essere la seconda economia più dinamica della regione dietro il Perù, con un Pil in costante crescita nonostante la grave crisi economica che attanaglia gran parte del mondo occidentale e si riverbera sull’intero complesso dell’economia mondiale. Aspetti che spiegano bene i perché di questa affermazione.


Fabrizio Di Ernesto – Agenzia Stampa Italia

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