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Moody's declassa il debito italiano a Baa2

(ASI) L'Italia retrocede in serie B per Moody's. La nota agenzia di rating ha infatti declassato la valutazione del debito sovrano italiano da A3 a Baa2.  Così, dopo la svalutazione dello scorso febbraio, la scure di Moody's si abbatte nuovamente sull'Italia.

"La fiducia nel mercato è fragile per cause che hanno origine all'estero - spiega l'agenzia sulle motivazioni della scelta- in primis il rischio di contagio da Grecia e Spagna, e per temi squisitamente nostrani, come il clima politico che si va surriscaldando, generando instabilità, in vista delle scadenze elettorali. È diminuita la disponibilità degli investitori stranieri a comprare bond italiani. L'outlook sottolinea prospettive deteriorate: disoccupazione in aumento e crescita debole. In particolare l'economia italiana deve fare i conti con una contrazione del 2% che renderebbe difficile per il Paese centrare gli obiettivi fiscali e di bilancio".
La decisione di Moody's è arrivata proprio in occasione della visita del presidente Monti negli Usa per l'Allen Conference di Sun Valley. A sole due classi di valutazione dal così detto livello 'junk', i già instabili titoli di stato italiani rischiano di trasformarsi nei così detti 'titoli spazzatura'.

SQUINZI (CONFINDUSTRIA): IL PIL CALERA' NEL 2012 DEL 2,4%
Proprio come auspicato dal premier Monti nel suo monito al presidente di Confindustria alla vigilia del vertice dell'Eurogruppo, la decisione di Moody' arriva puntuale alle nuove dichiarazioni di Giorgio Squinzi.
In occasione del Forum annuale del Comitato Leonardo, il presidente degli industriali ha fornito prospettive poco rosee circa il futuro dell'economia italiana. "Nella migliore delle ipotesi- dichiara Squinzi- il pil calerà nel 2012 del 2,4%. Probabilmente la situazione potrebbe risultare ancora più grave, in particolar modo nella seconda parte dell'anno dove faccio fatica a vedere miglioramenti". Pur condividendo alcuni punti del decreto sulla revisione della spesa pubblica, Squinzi si scaglia contro la riforma del mondo del lavoro aggiungendo: "Non penso che i cambiamenti migliorino la flessibilità in uscita ma in compenso abbassano sensibilmente la flessibilità in entrata. Per questo ritengo che la riforma necessiti di alcuni cambiamenti".
Nei giorni scorsi il presidente del Consiglio aveva ripreso Squinzi circa i rischi legati ai suoi giudizi sull'operato del governo nei confronti dei mercati e su possibili valutazioni di organizzazioni internazionali nei confronti dell'Italia.

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