Interviste Musicali. Bonvicini: “Voglio diventare un cantante mondiale”

(ASI) Da poco è uscito 2UE il secondo album da solista di Marco Bonvicini giovane cantautore poliglotta che sogna un futuro a respiro globale. Lo abbiamo incontrato per parlare del suo ultimo lavoro e dei suoi progetti futuri.

2UE è il suo secondo album da solista che sta riscuotendo un buon successo. Ce ne può parlare?

2UE è un disco semplice, minimalista ma con un grande contenuto di “me stesso”. Sono tutte composizioni istintive, dettate dalle esperienze e dalle emozioni vissute negli ultimi anni, senza schemi ne progetti a tavolino. E’ anche la scommessa di voler raggruppare tutte quelle canzoni che, anche se musicalmente non sempre affini tra loro, mi avrebbero portato, in un altro momento, ad essere racchiuse in due diversi dischi.

Con questo disco mi sono anche voluto divertire nuovamente ad essere protagonista, non solo nella scrittura di musiche e liriche, ma anche nell’eseguire, oltre alle parti vocali, tutte le parti di chitarra ed i vari arrangiamenti di piano e tastiere. In molti casi, poi, ho voluto ospitare altri amici musicisti per condividere con loro questo percorso.

Come mai la scelta di cantare in due lingue? Esterofilia o voglia di raggiungere una platea sempre più vasta?

La verità sta nel mezzo….o per meglio dire, entrambe le cose…. D’altronde questo è uno dei motivi per cui questo disco si chiama 2UE. La mia estrazione/ispirazione è prettamente estera, Gran Bretagna in primis, ma fondamentalmente ho deciso che ciò che avessi “partorito” in italiano rimanesse così e viceversa, sempre per essere coerente riguardo alla scelta di lasciare più naturale possibile il marchio di questo lavoro. Inoltre non nascondo che mi piacerebbe che le mie canzoni potessero uscire dai confini italiani e venissero scoperte anche nel resto dell’Europa, del mondo…

Tra il suo primo album uscito nel 2004 ed i successivo uscito nel 2013 sono passati quasi 10 anni. Come ha impiegato questo tempo?

Spesso, quando si parla di lavori discografici di “emergenti” o comunque non (ancora) professionisti, la distanza tra le uscite discografiche è anche dettata dall’effettiva possibilità di potersi produrre un disco, quantomeno registrarlo a dovere. Nel mio caso c’è da dire che nel corso degli anni, dal 2006 in particolare, ho partecipato anche ad altri progetti, come la fondazione di una Art Rock Band di nome MantriKa con cui ho, nel frattempo, comunque prodotto 3 dischi. 2UE era, ed è, talmente personale che ho proferito venisse pubblicato a mio nome.

Sta lavorando al suo prossimo tour. Cosa rappresenta per il contatto con il pubblico?

Il vino viene prodotto per essere gustato e non per rimanere per sempre in una bottiglia…. Il contatto col pubblico per me è, prima di tutto, il riscontro diretto della mia musica e di me come musicista, l’importanza di poter far conoscere la mia arte, di farmi sentire e cercare di condividere e far percepire alle persone tutta la passione che ci ho messo e che ci metto. Inoltre è una grande carica energetica. Ogni volta è come un esame diverso per cui si è studiato tanto, la gara dopo tanto allenamento. In pratica è linfa che ti da ogni volta sempre più forza per crescere.

Anche per il suo terzo album dovremo aspettare dieci anni o sta già lavorando ad un nuovo lavoro?
Se devo essere sincero il materiale non manca. Il tour e le esperienze già maturate con il lavoro di 2UE mi hanno continuato a dare ispirazione compositiva ma volutamente rimane tutto fermo in un cassetto per poter concentrarmi, adesso, su questo progetto. Non credo che aspetterete tanto per il terzo disco, molto dipenderà dagli eventi futuri.

Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia

Continua a leggere