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IL MAESTRO GRIGORY SOKOLOV: grande pianismo da scuola russa agli Amici della Musica di Perugia-Fondazione Musica Classica domenica 24 febbraio 2013.

(ASI) È un pianismo di scuola russa che si manifesta prima di tutto attraverso il temperamento e al quale si perdonano, seppur minime, alcune imprecisioni esecutive a favore di un quadro musicale ottimo. Un affresco musicale riuscito moltissimo e altrettanto apprezzato. Un programma molto difficile sotto tutti i punti di vista, molto impegnativo, anche per il pubblico dal quale si richiedeva profonda cultura musicale ed educazione all’ascolto onde evitare invitabili cali di attenzione. Straordinaria la concentrazione dell’interprete per tutta la durata del concerto, che ha suonato sempre con la medesima tensione emotiva, trasferendo la sensazione di nessuna stanchezza tecnica. Un musicista generosissimo nei due bis straordinari per timbri, abbellimenti ed echi frutto di un solido virtuosismo. Col passare dei giorni resta all’ascoltatore certamente il sapore di un grande concerto, di suoni incisivi nella memoria e confrontabili. Superfluo tuttavia sarebbe raffrontare quanto udito nella “Hammerklavier” ascoltata dal maestro Pollini nello stesso teatro alcuni anni or sono e della quale si ricordano gli errori finali ma anche la patina di un tocco inimitabile o la versione assolutamente vellutata ed eterea dell’Improvviso n. 3  del più straordinario Benedetti Michelangeli, poiché qui si è assistito ad una esibizione di una personalità musicale del tutto apprezzabile, audace, per certi aspetti singolare e sicuramente trascinante. Si osservi ora il programma di sala:

 

Franz Schubert

Quattro improvvisi op. 90 (D. 899)

Drei Klavierstücke D. 946

 

Ludwig van Beethoven

Sonata in si bemolle maggiore op. 106, “Große Sonate für das Hammerklavier”.

Ritengo che gli Improvvisi siano stati perfetti, una delle migliori esecuzioni che abbia avuto modo di ascoltare di questa serie. Significato tutto classico del Sol iniziale nel n.1 grazie ad un generalizzato perfetto controllo del suono che ha tolto dal campo citate ambiguità, straordinario il pianissimo del tema che resta serioso (ma che ci sembra eccessivo definirlo marziale), tempi giusti. Molto singolare l’approccio al numero 2 con l’esecuzione di veramente ambigui staccati/appoggiati che leggerissimi rendono eteree e molto moderne le prime battute del brano. Belli i cromatismi e straordinaria la resa romantica dello sviluppo che inizia dalla ventiseiesima battuta (E.R. 2269). Estremamente opportuno il suono e tutta la impostazione timbrica del n. 3 poiché restituisce Schubert nella sua più piena natura, non cadendo in ascoltate interpretazioni più orientate verso un ingiustificato impressionismo o addirittura verso modalità espressive lisztiane qui non richieste.  Ottimi i cambi ritmici. Interpretazione anti casellina oserei dire che non risparmia alcune durezze acustiche ma che definirei oltre che bellissima, appropriatissima e nella quale tutti gli spiriti schubertiani sono colti.

Gli Studi, dello stesso autore, sono pagine difficili, non frequenti da essere ascoltati e qui eseguiti d’un fiato, senza incedere o esitare nelle difficoltà tecniche. Brillanti alcuni momenti puramente virtuosistici. Riesce qui come prima ad esaltare tutte le pieghe armoniche dello spartito, insinuandosi in esse, scovandole e mostrandole al pubblico. Grande potenza sonora ove richiesto. Ciò che resta è un bell’affresco di musica romantica, con punte che nello studio n.1 toccano inaspettatamente corde dell’anima, a pena degli ascoltatori meno sensibili. Virtuosismo, grande coerenza e precisione nello Studio n.3.

Quanto alla “Hammerklavier” op. 106 colpiscono subito il rispetto di un inviolato carattere beethoveniano, un grande lavoro sui piani sonori, la assenza, per lo meno nelle prime pagine, di eccessi. Brillanti i puntati che appaiono leggerissimi, riuscito l’incrocio parossistico delle mani, superati ottimamente i difficilissimi e ben noti trilli in un contesto molto lucido dal quale emerge una lettura matura, solida, dimostrazione di un pensiero musicale proprio, consolidato. Una lettura  molto viva della monumentale Sonata, per la quale illuminanti restano le righe scritte da Glenn Golud ne L’ala del turbine intelligente.

 

Giuseppe Nardelli – Agenzia Stampa Italia

 

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