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Lettera aperta ai media di Andrea Mingardi sullo stato della musica

(ASI) Lettere in Redazione.  Roma  - "Vilipeso il diritto d'autore e truffata la cultura delle differenze, il territorio della musica suonata, creata e interpretata, è diventato un luogo di razzia e facile conquista. Così le nuove generazioni, già penalizzate nel trovare lavori comuni, sono costrette a verificare che anche nel campo della musica la meritocrazia non esiste".


 Dopo l'appello allo "Stop alla musica di plastica" dei giorni scorsi, il cantautore Andrea Mingardi rilancia e amplia il proprio parere sullo stato attuale delle sette note, indicando il punto "ove è andata purtroppo a finire e arenarsi una certa cultura e mentalità musicale in Italia".
 E lo fa con un pensiero aperto ai media, affidato in anteprima all'agenzia ANSA, in cui esprime il proprio parere sull'argomento, alla vigilia del grande concerto-evento di domani a Livorno Ferraris (VC) a partire dalle 21.30, in occasione dei festeggiamenti di San Lorenzo, che vedrà Mingardi salire sul palco della cittadina del vercellese insieme alla The Rosso Blues Brothers Band, big band di grandi professionisti diretta dal maestro Maurizio Tirelli per un Tributo-omaggio ai grandi della black music tra cui Ray Charles e Otis Redding, in un viaggio a ritroso alla riscoperta delle radici del soul e del blues.
"La mia - scrive il musicista - è un opinione personale che viene da lontano. Le migliaia di concerti in Italia e in tutto il mondo, la frequentazione di tanti grandi musicisti e il contatto quotidiano con giovani che desidererebbero sopravvivere col proprio talento, non fa altro che confermarmi che il momento attuale non aiuta a crescere né gli artisti emergenti, né il pubblico". Mingardi fa notare "ricordo che, tempo fa, quando uno era bravo, era più bravo di uno scarso e questo stimolava tutti a studiare, a impegnarsi e a diventare grandi professionisti. So bene che al pubblico arriva prima l'emozione della qualità ma in questi anni si è fatto di tutto per disorientare, diseducare e convincere la gente a sostenere chi non sa fare nulla. L'avvento dei cosiddetti "personaggi" televisivi, ha messo in difficoltà attori, autori, cantanti, strumentisti, comici e professionisti dello spettacolo in genere. Si è proditoriamente seminata l'idea che il talento e l'impegno siano quasi un fastidio e che conti di più essere nel posto giusto, con la faccia giusta e nel momento giusto".

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